PDF
I Documenti
extra_toc

Cosa succede il 9 aprile 1970? In cronologia troviamo scritto "9 aprile – assemblea, occupazione di matematica sui voti negativi. Sventata provocazione fascista, dopo l’approvazione di un o.d.g. in sostegno degli studenti greci, esuli dal loro paese sotto la dittatura fascista dei colonnelli, che frequentavano l’Ateneo triestino".
I voti negativi rimandavano la possibilità di ripetere un esame, possibilità ormai consolidata oggi nelle Università, in cui l'esame assume anche aspetti formativi, oltre che di verifica e selezione. Gli esami erano registrati sul verbale e sul libretto, costituendo una presentazione negativa per un successivo esame e un problema per chi godeva di alcune forme di assistenza. La lotta era quella di avere la possibilità di rifiutarli, senza registrazione scritta.
Ma il Prof. Dolcher, sulle cui capacità scientifiche e didattiche non si eccepisce, decide di sfidare gli studenti, irridendo le loro richieste: fin dagli scritti compaiono voti stravaganti, inferiori al "18" che costituiva la sufficienza; si videro il "Pi Greco" e la costante "e" di Eulero (circa 2,72), con l'annotazione che "essendo maggiori di zero" non si trattava di voti negativi. In seguito alcuni voti negativi vengono registrati, contrariamente a quanto richiesto e in genere accettato.
"Mal accettando il destino comune", si tenne un'assemblea al termine della quale ci si riversò nell'Istituto di Matematica, che poi fu occupato, protestando.
Nel corso di questi fatti - in circostanze misteriose - ci fu un "Maleducato!" detto da un "Tale studente", che il Rettore interpretò rivolto a sé: ne seguì una denuncia e un processo, che riportiamo dalle parole di chi l'ha vissuto in prima persona... 


Testimonianza di un "Tale Bressan"

Un laureando sul '68 mi ha portato copia della denuncia alla Procura della Repubblica del prof. Mario Dolcher, docente di analisi matematica, a seguito della quale tale Bressan è stato incriminato nell'aprile 1970 per violenza privata essendosi rivolto al Rettore Origone: "Lei è un maleducato!".
Alla procura era giunta anche la denuncia del prof. Arno Predonzan, Preside della Facoltà di matematica, e di Ugo Fabbri attivista di Ordine Nuovo che scortava il Rettore.
Il processo, che si è svolto il mese successivo presso il tribunale di Trieste, si è concluso con l’assoluzione "perché il fatto non costituisce reato". I testimoni a difesa erano tali Todero, Gialuz e Zanini, segretari rispettivamente dei giovani socialisti, comunisti e democristiani.

Oltre a loro si era dichiarato disponibile anche Sergio Fonda, presidente della FUCI (cattolici). Tutti hanno fornito una testimonianza creativa dichiarando, su suggerimento dell’avvocato socialista Cuccagna: “Tale Bressan si è rivolto ad una persona che era entrata nell'aula dicendo 'se lei mi interrompe è un maleducato' " .
Il Bressan era già pronto a confessare di aver detto "Maleducato, non mi interrompa!", ma l’avvocato Cuccagna gli aveva detto perentoriamente "Tàsi, no sta far el mòna, che i te condanna!".
Il dott. Marchetti, Direttore Amministrativo, che era teste a carico, prima dell’udienza si era rivolto a tale Bressan – "Ah Bressan, cosa che ne tòca!" - . Tale Bressan lo aveva consolato dicendogli: "Cosa la vol che sìa diretòr, paserà anche questa!" . Da allora tale Bressan è stato molto attento a seguire le indicazioni degli avvocati. L’appello con i giudici popolari si è svolto il mese successivo, battendo il record di celerità della giustizia italiana e si è concluso con l’insufficienza di prove.
Il secondo giudice, a detta di tale Bressan, era proprio fetente, anche perché in caso di condanna tale Bressan sarebbe andato al Coroneo [Nota: la locale prigione di Trieste] perché già condannato per i noti fatti di Lignano.


Tale Bressan


Il testo dell'esposto

                                             

9 aprile 1970
                  All'll.mo Signore
                  PROCURATORE DELLA REPUBBLICA
                  Presso il
                  TRIBUNALE di
                  T R I E S T E


  Con la presente, denuncio all'Autorità della S.V. quanto segue.
  Stamattina alle ore 11, al termine di una riunione di assemblea

studentesca universitaria, un numeroso gruppo di studenti si è porta-
to nell'Ufficio del Prof. A.Predonzan, Direttore dell'Istituto di Mate -
matica dell'Università , per protestare contro la mia assunzione a ver-
bale di tre esami, regolarmente svolti e giudicati con esito negativo,
nella materia "Analisi matematica I" per la quale presiedo la Commissio-
ne d'esame.
  Successivamente il Rettore dell'Università è convenuto, assieme al
Direttore Amministrativo, nel detto ufficio e, di fronte alle violente
contestazioni degli studenti ha formalmente ingiunto loro di sgomberare
la stanza; dopo che l'ingiunzione e è stata ripetuta dal Rettore tre volte ,
nel modo più fermo e preciso e con menzione dell' Autorità dalla quale es-
so promanava, numerosi studenti hanno rifiutato di obbedire. Fra questi,
un tale Bressan ha rivolto a voce alta al Rettore le parole: "Lei è un
maleducato."
  Le dette parole sono state chiaramente percepite dal presenti, fra
i quali, oltre  l sottoscritto e al Rettore , il Prof. Predonzan, il dott.
Marchetti (Direttore Amministrativo dell'Università), il Prof. lernetti
dell'Istituto di Fisica .
Ritenendo che, in particolare dell'ultimo del fatti suesposti si con-
figuri l'ipotesi di reato prevista dall'art. 341 C.P., lo denuncio all'Au-
torità della S.V. affinchè voglia procedere d'ufficio nei confronti dello
studente Bressan.
   Con la massima osservanza.

                                     (Prof .Mario Dolcher, ordinario di
                                           Analisi Matematica)

 


Nota: Art. 341 C.P. 

Articolo abrogato dall'art. 18, L. 25 giugno 1999, n. 205. "Chiunque offende l'onore o il prestigio di un pubblico ufficiale, in presenza di lui e a causa o nell'esercizio delle sue funzioni, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. La stessa pena si applica a chi commette il fatto mediante comunicazione telegrafica o telefonica, o con scritto o disegno, diretti al pubblico ufficiale, e a causa delle sue funzioni. La pena è della reclusione da uno a tre anni, se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato. Le pene sono aumentate quando il fatto è commesso con violenza o minaccia, ovvero quando l'offesa è recata in presenza di una o più persone."


Documenti

Qui di seguito sono presentati alcuni documenti. Per prima cosa una foto d'epoca di "Tale Bressan". Seguono una pagina da una dispensa del Prof. Mario Dolcher e il suo esposto. Di seguito c'è l'immagine dell'esposto del trentenne "studente" Ugo Fabbri (si dichiara "ordinovista" ed ha bazzicato in varie formazioni di estrema destra) e una sua foto di allora: "Professore la difendiamo noi!" diceva al Prof. Predonzan mentre occupavamo l'Istituto di matematica. La cronaca del "Messaggero Veneto" del 10 aprile è riportata di seguito. I documenti successivi sono: una foto del "Magnifico Rettore" Agostino Origone, risentito per aver pensato di essere apostrofato come "maleducato", un articolo de Il Piccolo sull'inizio dell'occupazone e uno sulla sua conclusione e il documento di denuncia del Prof. Predonzan. Per ultimo, a firma di Franco Todero e Mauro Gialuz, un testimonianza sull'andamento dei fatti.

Il documento di Fabbri si riferisce a un episodio in cui gli studenti di estrema destra tentarono di assalire gli occupanti dell'Istituto di Matematica sfondando i cancello di ferro che lo chiudeva. Agli assalitori furono effettivamente mostrati dei cavi elettrici dicendo, come ricorda Petrossi, "se non mollate il cancello vi prenderete una bella scossa": nessuno cercò di verificare se la minaccia fosse reale, infatti anche Fabbri ne parla solo per "affermato dalla stampa", anche se era presente. Un'ulteriore provocazione ci fu alla fine dell'occupazione, ed è menzionata nell'esposto del Prof. Predonzan: qualcuno gettò all'ultimo momento in un cestino un crocefisso, giusto in tempo per farlo ritrovare e fotografare dai fotoreporter (del fatto parleremo commentando il successivo articolo de Il Piccolo). Episodi che cercavano di usare provocazioni e fake news per distrarre dalla lotta degli studenti, che in quel momento stava ottenendo risultati importanti, sia a livello della partecipazione degli studenti che a livello della contrattazione con le Istituzioni, in particolare con la Regione Autonoma, come ricorda la cronologia: "12 marzo 1970– una rappresentanza degli studenti ha un confronto con l’assessore regionale all’istruzione, Bruno Giust. In quella sede, alla presenza del rettore, alcuni docenti, il sindaco di Trieste ed altri rappresentanti delle istituzioni si discute anche di piani edilizi". I mesi di febbraio e marzo del 1970 furono pieni di lotte e risultati positivi per gli studenti, come su può leggere nel ⇒Libro bianco delle lotte di quei mesi.


Messaggero Veneto 10/04/1970

UNA PROTESTA CONTRO I VOTI NEGATIVI Gli universitari occupano l'istituto di matematica

La protesta degli universitari, che pareva sopita dopo le agitazioni dello scorso mese, è improvvisamente ripresa durante l'assemblea generale degli studenti tenutasi ieri mattina in aula magna. Nel corso della riunione è stata decisa l'occupazione dell'istituto di meccanica in un'atmosfera molto accesa.

Dopo una mozione di solidarietà con i resistenti greci e la richiesta di assegnare il presalario a tutti gli studenti compresi nella categoria B (esente dalla complementare), il discorso si è spostato sugli esami di analisi matematica fatti dal professor Dolcher. il quale avrebbe registrato sul verbale tre voti negativi, malgrado le assicurazioni in merito date dal senato accademico. E' stata perciò presentata una mozione per l'immediata occupazione dell'istituto di matematica.

Il problema è stato dibattuto molto vivacemente e nel corso degli interventi c'è stato qualche incidente: infine la mozione è stata approvata, sia pure con un buon numero di voti contrari. Alle 12.40 gli studenti hanno, perciò fatto il loro ingresso nell'istituto e un gruppo è entrato nell'ufficio del direttore Predonzan. assieme al quale si trovava il professor Dolcher. E' cominciata una discussione polemica, presto interrotta dall'improvviso arrivo del magnifico rettore, che ha cercato di far uscire gli studenti. Sono intervenuti studenti contrari all'occupazione e l'atmosfera si è fatta molto tesa, ma per fortuna non ci sono stati scontri violenti.

Dopo circa mezz'ora, poiché il professor Dolcher si dichiarava disposto al dialogo in altra sede, gli studenti hanno lasciato l'ufficio e si sono trasferiti con il docente in un aula vicina, dove vi è stato un breve dibattito. A quanto risulta il professor Dolcher, pur non avendo messo il voto sul libretto, ha ritenuto inevitabile la registrazione sul verbale prevista dalla legge, e ha annunciato l'intenzione di tenere lezione nella giornata di oggi. Va ricordato che la consulta giovanile sta preparando per sabato 18 aprile, presso il Cifap di Valmaura, un convegno sui problemi e sulle prospettive dell'università di Trieste al quale saranno invitati i rappresentanti politici e sindacali, le componenti universitarie e le scuole medie.


Il Piccolo 10/4/1970

DI NUOVO AGITAZIONI ALL'UNIVERSITÀ Occupata matematica per quarantotto ore

La decisione dell'Assemblea generale è contrastata dal comitato esecutivo degli studenti della Facoltà
Dopo un periodo di normale attività la situazione universitaria si è di nuovo appesantita. Ieri un gruppo di studenti ha occupato l'Istituto di matematica dell'Ateneo. Si tratta di un'occupazione che dovrebbe durare fino alla fine della giornata odierna. La decisione di occupare l'istituto è stata motivata in una mozione approvata dall'assemblea generale degli studenti che era stata convocata ieri mattina nell'Aula Magna dell'Università.

La motivazione dice testualmente: «L'assemblea generale constatato che nell'Istituto di matematica non si vuole tenere conto dell'invito del Senato accademico riguardo la ripetibilità dell'esame, e il voto negativo, individua in questo atteggiamento provocatorio una difesa meschina dell'autoritarismo accademico e una sfida alla forza dimostrata dagli studenti nella precedente occupazione, decide quindi di:
1) occupare immediatamente l'Istituto di matematica per due giorni, allo scopo di ribadire la volontà dell'assemblea generale;
2) sciogliere l'assemblea generale per procedere immediatamente alla occupazione
».
Il Magnifico Rettore, dal canto suo, ha intimato agli studenti di cessare l'occupazione.

Inoltre il comitato esecutivo dell'assemblea degli studenti di matematica ha oreso netta posizione contro l'occupazione, rilevando in un comunicato che l'occupazione stessa è avvenuta ad opera di studenti estranei e «senza che fossero interpellati i naturali interessati, cioè gli studenti di matematica». Il comitato esecutivo «dichiara illegittimo un tale atto di forza che lede gravemente i diritti e i legittimi interessi degli studenti; ribadisce il diritto degli studenti di matematica di prendere decisioni autonome senza imposizioni esterne; chiede l'immediato abbandono dell'Istituto medesimo da parte del movimento studentesco».

La ripresa dei «giorni caldi» all'Università appariva scontata dopo l'annuncio della convocazione dell'assemblea generale. A differenza di altre volte, la atmosfera è apparsa in questa occasione più «politicizzata», per cui anche le voci di minoranza si sono «radicalizzate» nel corso delle discussioni, accentuando la frattura fra gli studenti.

A conferma della maggior politicizzazione dei dibattiti è giunta una mozione approvata a larga maggioranza. Eccone il testo: «Gli studenti dell'Università di Trieste, consapevoli che la loro lotta per una società più giusta e democratica è la stessa lotta che ha portato tanti cittadini greci in lotta contro la dittatura fascista dei colonnelli a subire la tortura e la prigionia in nome della libertà, manifesta la propria sdegnata protesta per le condanne che sono state chieste contro i resistenti greci nel processo di Atene attualmente in corso e la propria volontà di lottare insieme agli studenti greci di Trieste anche per la libertà del loro popolo».

Sull'argomento si è levato anche i! «distinguo» dello studente Fabbri che dopo aver indicato come degno di rispetto ogni uomo che lotti per un ideale di libertà ha lamentato che troppo spesso mozioni del genere filino su un unico binario dimenticando esempi di soprusi e di violenze che giungono da altre direzioni. Lo studente si è reso portavoce anche di una mozione che avrebbe dovuto accontentare anche i «rivoluzionari» più irriducibili, ma la maggioranza ha interpretato questa proposta come un «trabocchetto» e l'ha respinta a larghissima maggioranza.

Voto favorevole, invece, ad un'altra mozione più tecnica e pertinente alla vita universitaria. Eccone il testo:

«L'Assemblea generale degli studenti presa visione della graduatoria dei presalari e dei criteri di distribuzione, rispondenti a una politica in netto contrasto con il più elementare diritto allo studio e con una effettiva democratizzazione delle strutture universitarie, evidenzia il carattere demagogico e mistificante del metodo di assegnazione dei presalari tendente essenzialmente a frazionare il movimento studentesco e a tenersi in linea con il concetto dell'Università a servizio del potere economico di cui le leggi attuali sono strumento, chiede che vengano immediatamente assegnati i presalari a tutti coloro che rientrano nella categoria B (esenti dalla complementare )».

In merito a questa presa di posizione c'è da osservare che il suo accoglimento appare impossibile — come ha precisato il Rettore — dal momento che si tratta di questione che sfugge alla competenza universitaria. Si tratta di materia regolata con legge e una modifica presuppone inequivocabilmente una modifica della legge stessa.


Il Piccolo - Polemiche dopo l'occupazione

 Ad occupazione finita il quotidiano triestino "Il Piccolo" attacca gli studenti, ma non troppo. Il titolone a quattro colonne "UNA BRUTTA PAGINA NELLA STORIA DEL NOSTRO ATENEO / AL TERMINE DELL'OCCUPAZIONE /  'MATEMATICA' ERA UN BIVACCO" riporta l'esito di un'ispezione del Prof. Predonzan e dell'economo signor Fonda. La situazione di fronte cui ci si trova è assolutamente civile, rispetto ad episodi avvenuti in altre Università, per cui si è costretti a dire "non sono apparsi danni rilevanti", ci sofferma allora sui "mobili spostati a mo' di barricate", sul sopramenzionato crocefisso e sull'imbrattamento del busto di Ugo Morin. Ugo Morin, morto due anni prima, fu a capo della Resistenza nel Veneto e appartenente a Giustizia e Libertà: difficilmente si possono accusare studenti "di sinistra" di esserne gli autori, infatti Il Piccolo riporta anche la voce della Presidenza dell'Assemblea studentesca che "declina ogni responsablità da parte degli studenti occupanti per tale situazione e diffida chiunque nell'attribuire loro la responsabilità degli atti teppistici commessi nell'Istituto"». Dopo la fine dell'occupazione avvenuta alle 19:45 di venerdì 10 aprile "qualunque ignoto provocatore avrebbe potuto avere accesso all'Istituto che, per quanto riguarda la sorveglianza, si trovava nella stessa situazione del resto dell'Università".

In effetti, già nella fase finale dell'occupazione ci fu la sensazione, da parte degli studenti "attivisti", della presenza di una persona non conosciuta, persona che comunque venne accolta, in quanto in una lotta di massa ogni studente veniva bene accolto; fu probabilmente questa persona a compiere l'atto del "crocefisso nel cestino", perché nelle lotte del periodo successivo non fu più vista. E' un fatto che apre al discorso della presenza di "provocatori" nelle file dei movimenti, elemento sicuramente presente pochi mesi prima, nell'ambito della strage di Piazza Fontana.

Ricorda a proposito tale Bressan: "Il Cristo è finito nel cestino per tre volte 'grazie' ad un cretino, o forse ad un provocatore, e per due volte è stato rimesso al suo posto. Con tale Mario Canciani tale Bressan stava riordinando i banchi e scopando il pavimento dell’aula della facoltà di matematica al termine dell’occupazione, quando un soggetto con impermeabile color panna, mai visto prima, è entrato ed ha preso il crocefisso per metterlo nel cestino. Lo hanno cacciato pensando fosse un sempre deficiente. Dopo una decina di minuti è ritornato e ha rifatto lo stesso gesto. È stato allontanato e minacciato di essere educato con “papìns”. Deve essere ritornato una terza volta perché l’indomani il Piccolo ha pubblicato la foto con il Cristo nel cestino. Tale Bressan, a distanza di cinquant’anni, ha dichiarato che se dovesse trovare quel deficiente/provocatore lo educherebbe con un ”pataf“ o meglio con un “racli” (legno nodoso). Cristo non si tocca!"

Su "Il Piccolo" il Prof. Dolcher torna alla carica: "ecco che il prof. Mario Dolcher, ordinario di Analisi presso la stessa Facoltà, ci ha scritto una lettera chiedendoci tra l'altro di sottolineare che la protesta degli studenti è sorta perché lo stesso prof. Dolcher 'a dispetto degli incerti ed equivoci inviti del Rettore, aveva osato bocciare tre studenti'. Nella sua lettera il noto docente aggiunge che «Il Piccolo» non deve 'accogliere solo i testi ciclostilati del ben noti maoisti (tali sono anche quanti appartengono all'Azione Cattolica) o delle sedicenti assemblee' ma anche le posizioni 'di chi da venticinque anni serve l'Università' " .


 217 UNIV19700409_EspostoDolcherBressan.pdf (0 kB) Esposto del Prof. Dolcher
217 MV19700410_4_TS_OccupazioneMatematica_a.pdf (0 kB) Messaggero Veneto 10/04/1970
217 EspostoPredonzan.pdf (0 kB) Esposto Prof. Predonzan
217 P197004_FineOccupazioneMatematica.pdf (0 kB) Il Piccolo - Dopo l\'occupazione
217 P19700410_4_OccupazioneMatematica.pdf (0 kB) Occupazione di Matematica