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Il 26 febbraio 1968 a Trieste viene occupata "Lettere", grazie a Dario Visintini possiamo leggere in forma digitale il libro bianco che  raccoglie i documenti di quel periodo, accompagnati da una serie di commenti del curatore. Il contesto in cui questa occupazione è avvenuta è descritto nell'articolo  Il primi passi del '68 all'Università .

Articoli sull'occupazione di Lettere all'inizio del '68:

Riportiamo per comodità una sintesi degli avvenimenti di quei giorni, tratta da una ricerca (*) di M. Cattelan, S. Moretton e C. Ratzenbeck coordinata dal prof. C. Venza sul "sessantotto a Trieste" reperibile on-line.

Indice: La primavera di Lettere | [L'occupazione] | [Le rivendicazioni] | [Il Consiglio di Facoltà] | [La reazione della destra] | [Il Senato Accademico] | [Le Facoltà si muovono] | [Dopo l'occupazione][Ricadute]

La primavera di Lettere

I primi mesi del 1968 si trasformano in un'intensa stagione per la Facoltà di Lettere e Filosofia: molti i fiori che sbocciano, alcuni daranno poi frutti.

Esaminando i documenti del fondo Renzo Pincherle (un attivo studente dell'epoca), primo fra tutti la raccolta del Libro Bianco "Potere Studentesco" che contiene tutti gli elaborati redatti durante l'occupazione, e i documenti istituzionali dell'Archivio dell'Università di Trieste ci è stato possibile ricostruire gli accadimenti, in particolare quelli del periodo a cavallo tra febbraio e marzo, durante il quale la facoltà di Lettere è stata occupata.

Alcune decine di studenti della facoltà di Lettere e Filosofia assieme ad altri di Magistero si riuniscono in Commissione il 23 febbraio [1968] spinti dall'esigenza di rendere pubblici i gravi problemi che affliggono l'Università di Trieste. Oltre ai temi comuni alle altre università d'Italia, l'ateneo triestino lamenta l'inadeguatezza degli edifici, dovuta ai mancati interventi di ristrutturazione: nonostante siano stati stanziati dei finanziamenti già da due anni, ancora manca una mensa per il "Polo umanistico"e una seconda Casa dello Studente collocata lontano dalla sede centrale di Piazzale Europa 1 per ospitare gli aventi diritto rimasti esclusi dalla possibilità di alloggio.


Gli studenti lamentano, inoltre, la scarsità dei presalari a disposizione (a Lettere su 372 iscritti 23 salari sono assegnati a studenti triestini e 23 a studenti fuori sede; a Filosofia su 113 studenti 8 sono assegnati a studenti del luogo e solo 4 a studenti fuori sede). L'accento viene posto anche sul senso di frustrazione generale sentito dagli studenti e determinato dalla mancanza di professori ordinari residenti in sede, dall'autoritarismo esercitato dai docenti, autori di corsi inattuali, e dai programmi rigidi che non consentono la minima possibilità di intervento critico agli studenti.

[L'occupazione]

Così il 26 febbraio [1968] è indetta un'Assemblea generale della Facoltà di Lettere e Filosofia e di Magistero con la presenza anche di alcuni studenti di altre facoltà dell'ateneo nonché di studenti delle facoltà occupate di Trento, Venezia, Milano, Padova.

Viene in primo luogo analizzato il valore sindacale e politico delle esperienze di contestazione in atto nelle altre università italiane e successivamente discussa la 40 relazione tra Piano Gui, Piano Regionale e Piano Pieraccini26 e la funzionalità di questi nell'università di Trieste. Emerge così l'esigenza di unirsi alla lotta allargando il movimento anche alle altre facoltà, agli studenti medi e ai sindacati operai, nella consapevole necessità di uno sbocco all'esterno del solo movimento studentesco, in collegamento con le altre forze sociali realmente antagoniste al sistema.

La mozione di occupazione viene messa ai voti nell'Aula Ferrero, luogo delle principali riunioni di Lettere, e la sede della facoltà di Lettere e Filosofia sita in via dell'Università 7 viene occupata con 67 voti favorevoli contro 42 contrari.

Vengono subito costituiti tre gruppi di studio per concretare il piano:

  • scuola e società: potere studentesco
  • piano Gui, piano Regionale, piano Pieraccini
  • sbocco politico all'esterno: sindacati, studenti medi.

Anche gli studenti contrari all'occupazione, sebbene lamentino il modo in cui è stata convocata l'assemblea, il modo in cui si è votato e il basso numero dei votanti, riconoscono l'esigenza di una ristrutturazione dell'università ed i problemi tecnici e politici. Riconoscono anche la validità della discussione in commissioni o assemblee frequenti ma rifiutano l'occupazione che, a loro detta, dovrebbe essere un punto di arrivo e non di partenza. [All'interno della ricerca, tra le interviste vengono ricordati tali punti di vista alternativi]

Subito (nello stesso pomeriggio) si riunisce il Senato Accademico che stigmatizza l'atto dell'occupazione e dispone che l'indomani venga ristabilita la regolare ripresa dell'attività didattica. Data la fermezza degli occupanti, il Senato Accademico del 27 febbraio delibera di sospendere fino a nuovo ordine l'attività didattica in tutte le facoltà, compresi gli esami speciali e quelli di laurea salvo l'attività amministrativa e di ricerca negli Istituti, e si riserva di ricorrere a tutti i mezzi atti ad assicurare tali attività.

Considerato un atto di paura dei baroni al fine di impedire l'estendersi delle agitazioni alle altre facoltà e un tentativo di creare discordie tra gli studenti, la serrata del Magnifico Rettore Agostino Origone non fa desistere gli occupanti che, anzi, denunciano la grave incostituzionalità dell'atto e chiedono le dimissioni del rettore.

Gli studenti hanno la piena solidarietà dei professori incaricati, degli assistenti e dei borsisti dell'Università che in un comunicato denunciano anch'essi l'atto contraddittorio e assurdo. Molte manifestazioni di solidarietà arrivano subito da parte dei sindacati CGIL CISL e UIL, dal movimento giovanile DC, dal Comitato esecutivo del PSIUP e dal sindacato scuola della CGIL oltre che dagli studenti dell'Istituto Carli e dall'Unione studenti medi della provincia di Gorizia. Successivamente ne perverranno altre da parte delle ACLI, del FGSI e dei licei della città.

[Le rivendicazioni]

Le prime tesi rivendicative, considerate unico modo possibile per instaurare il dialogo con il corpo accademico, vengono elaborate già al terzo giorno e sono così riassunte:

  • autonomia degli studenti che devono essere i protagonisti dell'università, non strumento malleabile al fine della creazione di nuovi "tecnici" e quadri dirigenti;
  • salario per tutti gli studenti, per concretizzare il diritto allo studio ed evitare la pesante condizione degli studenti lavoratori;
  • full-time per tutti i ricercatori all'università, obbligo di residenza e divieto di svolgere un'altra attività, in modo tale che l'impegno universitario sia continuativo ed organico;
  • seminari che sostituiscano completamente i corsi monografici, considerati autoritari e astrusi;
  • piano di studio individuale e di gruppo completamente libero;
  • né voti né esami di alcun genere, in quanto forme poliziesche istituzionalizzate nell'università. Non "cattedre" e interrogazioni, ma valutazioni collettive sul lavoro effettivamente svolto;
  • i "dipartimenti" dovrebbero essere un organo fondamentale realmente funzionale alle scelte della ricerca comune: insieme organizzato di seminari che possono valere per svariati gruppi di studio. Divengono l'aspetto di sintesi teorica ed organizzativa degli studenti convergenti dal basso;
  • i fondi per gli istituti devono essere gestiti dagli studenti insieme ai docenti e agli esperti: deve essere garantita la disponibilità di tutta l'attrezzatura scientifica e tecnica per le ricerche ad ogni livello; 
  • i locali dell'università, o perlomeno alcuni di essi, devono rimanere a disposizione degli studenti per dibattiti, riunioni, assemblee, contro-corsi.

In queste prime tesi si delinea il contro-corso come elemento di approfondimento con funzione critica atto a mettere in discussione non solo una singola materia di studio o un professore specifico ma l'intero assetto gerarchico della struttura universitaria. I contro-corsi erano obbligatori per tutti gli occupanti di Lettere, che nel frattempo aumentano per arrivare ad un centinaio, e approfondivano varie tematiche: l'esperienza del movimento studentesco; il rapporto tra strutture universitarie e società globale, ma anche l'analisi sulla programmazione regionale, oggetto di un corso intitolato più genericamente "sulla programmazione economica" (i modelli utilizzati erano quelli ideati da autori come Mario Tronti, Giorgio Ruffolo, M. V. Poster e Stuart J. Woolf, che si contrapponevano all'analisi economica classica). Un altro tema era quello della condizione professionale dei laureati, trattato nel corso intitolato "non diffusione della non cultura". Infine si affronta il parallelismo tra la figura del medico tradizionale e quella del laureato investito dell'autorità accademica, tra autogestione dell'ospedale e autogestione universitaria, partito dai colloqui intrapresi con i medici dell'ospedale psichiatrico di Gorizia.

[Il Consiglio di Facoltà]

Il Consiglio di Facoltà di Lettere e Filosofia, riunitosi al completo in una saletta dell'albergo Excelsior all'indomani dei gravissimi scontri di Valle Giulia del 1 marzo, riconosce l'estrema urgenza di un'effettiva riforma dell'università e l'importanza di un dialogo con gli studenti, gli assistenti, gli incaricati e tutti coloro che partecipano effettivamente alla vita della facoltà e a tale scopo propone una piattaforma di discussione che raggruppa due ordini di problemi [Verbale del Consiglio di Facoltà riunitosi il 02/03/1968]:

  1. Le riforme che i docenti possono solo rivendicare insieme agli studenti, impegnandosi a studiarle e a portarle avanti, nelle sedi istituzionali politiche;
  2. I miglioramenti attuabili autonomamente ed immediatamente nell'ambito dei poteri della Facoltà e alla luce della legislazione vigente.

Emerge chiaramente la grande disponibilità di questi docenti che, a differenza della maggior parte dei loro colleghi triestini, si dimostrano solidali con gli studenti e mettono in atto una serie di interventi che sono loro possibili al fine di migliorare i disagi e introdurre dei cambiamenti nell'università.

Il professor Giuseppe Petronio partecipa ad una delle assemblee dell'occupazione ed elabora insieme ad altri tre docenti, Gaetano Kanizsa, Marino Barchiesi e Giovanni Miccoli, una serie di punti della piattaforma . E' esemplare, inoltre, il fatto che i docenti di questa facoltà siano stati gli unici ad esprimersi contrari in Senato Accademico all'intervento della polizia, ritenuto inutile e controproducente [Verbali del Consiglio di Facoltà di Lettere e Filosofia n. 322 del 26/02/1968 e n. 323 del 29/02/1968] (**). 

La piattaforma di discussione formula alcune concessioni agli studenti di Lettere e Filosofia quali:

  1. La ristrutturazione del corso monografico con possibilità di attuare corsi istituzionali, esercitazioni e seminari;
  2. La facoltà di scegliere come argomenti di lezione quelli che maggiormente suscitano l'interesse degli studenti e che hanno un immediato aggancio con le realtà contemporanee;
  3. Un locale a disposizione degli studenti per le loro adunanze;
  4. L'interessamento ai problemi degli studenti lavoratori e pendolari con l'auspicio di affrontarli con decisione e risolverli completamente;
  5. La concessione a rendere pubblici i bilanci di Istituto e i verbali del Consiglio di Facoltà;
  6. Il ripristino dei buoni mensa e lo stabilimento di convenzioni che permettano agli studenti di consumare i pasti in ristoranti nei pressi della facoltà;
  7. La richiesta di abbonamenti per i viaggi all'Ente Regione.

Inoltre il Consiglio è concorde all'allargamento e riassetto del presalario, riconoscendo anche l'esigenza di un'ampia ristrutturazione della scuola secondaria per conseguire un pieno diritto allo studio, al potenziamento immediato e prioritario dei collegi e case dello studente, alla liberalizzazione e semplificazione dei piani di studio, l'abolizione degli esami speciali a favore di esami per gruppi di materie o simili. Riconosce la necessità di un graduale aumento dei posti di docenti a vari livelli e il full-time per tutti i docenti e ricercatori universitari, nonché la realizzazione di una effettiva autonomia e democratizzazione dell'Università sia per quanto riguarda la gestione amministrativa che quella culturale. Si afferma infine il principio che la nuova Università va sperimentata e programmata nel tempo attraverso esperimenti pilota.

Gli studenti accolgono di buon grado il tentativo di contatto con il movimento da parte dei docenti di Lettere e richiedono che l'intero corpo docente dell'Ateneo segua la stessa condotta.

[La reazione della destra]

Animata dalle concessioni guadagnate, la resistenza nella Facoltà di Lettere e Filosofia continua affinché la lotta possa estendersi anche alle altre facoltà e vengono così elaborate delle controproposte da presentare al Senato Accademico.

Nel frattempo, il 4 marzo, viene fermato un tentativo di assemblea della Goliardia Nazionale Tradizionalista nel cortile dell'università con il preciso intento di "liberare Lettere dai rossi", cioè di provocare incidenti. Gli occupanti intervengono e riescono a convincere la massa di partecipanti che è proprio con l'occupazione che si è potuto ottenere qualcosa. Nella stessa giornata era stato indetto anche uno sciopero degli studenti dell'Istituto Nautico organizzato da un'altra organizzazione di destra, la Giovane Italia. Questo verrà evitato grazie all'intervento degli occupanti e gli studenti del Nautico decideranno di entrare nel Comitato Interscolastico al quale già partecipavano i licei classici Dante e Petrarca, i licei scientifici Oberdan e Galilei, l'Istituto tecnico Carli e l'Istituto magistrale Duca D'Aosta.

In una lettera inviata al preside della Facoltà di Lettere in risposta alle controproposte fatte dal Consiglio, gli studenti ribadiscono anche che la Facoltà è autogestita dall'Assemblea generale composta da tutti gli studenti, tutti i professori, tutto il personale. Essa resta l'unico organo permanente di gestione della facoltà. Alla sospensione dell'occupazione è pregiudiziale il riconoscimento dell'Assemblea generale di facoltà e gli studenti si propongono di riunirsi in essa quanto prima e invitano il preside a parteciparvi per prendere atto e discutere la deliberazione assembleare.

[Il Senato Accademico]

Per contro, il Senato Accademico cerca di assumere l'iniziativa e convoca un'Assemblea generale di ogni facoltà mettendo a disposizione un'aula, una data e un'ora per ognuna affinché gli studenti si radunino ed eleggano dieci rappresentanti per ogni facoltà che rappresentino il volere degli studenti in una successiva Assemblea generale composta da professori di ruolo, incaricati ed assistenti. Gli studenti di Lettere e di Magistero ritengono la decisione sostanzialmente antidemocratica e accusano di paternalismo l'azione delle autorità, determinata da un chiaro intento di aggirare il sistema che voleva conferire agli studenti la libertà di iniziativa nella convocazione del collegio: l'autorità intendeva riservare a sé esclusivamente l'iniziativa di convocare assemblee degli studenti per delegare a dieci di loro soltanto la partecipazione alle discussioni, nonostante si fosse chiaramente manifestata in precedenza la volontà di superare ogni forma di delega nell'organizzazione degli studenti.

[Le Facoltà si muovono]

Anche le altre facoltà (Economia, Giurisprudenza, Scienze Politiche, Fisica, Scienze, Ingegneria) si rifiutano di sottostare alla delibera del Senato dato che, a norma di statuto, spetta al Segretariato studentesco convocare le Assemblee degli studenti e fissarne l'ordine del giorno. Queste si riuniscono in Assemblea in giorni da loro decisi su proprio ordine del giorno. Ognuna decide se e quanti rappresentanti nominare: Giurisprudenza e Scienze Politiche si rifiutano e all'ordine del giorno discutono sull'individuazione di ulteriori strutture di rappresentanza; Fisica decide di eleggere un Comitato Esecutivo che sarà l'unico interlocutore con il Corpo Accademico, come gli studenti di matematica decidono di eleggere una propria rappresentanza.

La facoltà di Economia e Commercio si riunisce in Assemblea Straordinaria il 15 marzo e approva alcune richieste:

  1. Partecipazione consultiva di 5 studenti eletti ai lavori del Consiglio di Facoltà e la presentazione e pubblicazione del bilancio generale dell'Università, dei rendiconti degli studenti e dei verbali del Consiglio di Facoltà;
  2. Scelta dei programmi e dei libri di testo unitamente ai professori e la preparazione di dispense da parte dei professori per libri troppo costosi o introvabili;
  3. Tempo pieno per i professori di ruolo che non devono svolgere alcuna attività al di fuori dell'insegnamento e della ricerca e che devono concordare con gli studenti un numero minimo di ore di lezione e di istituto settimanali e impegnarsi ad una più fattiva collaborazione con i laureandi;
  4. Gli istituti devono rimaner aperti dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19 con la presenza di un incaricato all'assistenza agli studenti;
  5. Abolizione dell'obbligo di frequenza che deve essere volontaria;
  6. Istituzione di pre-appelli nelle sessioni ordinarie che devono avere la durata di due mesi e la possibilità di un colloquio mensile per i fuori corso;
  7. La partecipazione dello studente alla discussione sul voto;
  8. Disponibilità di aule adeguate per le riunioni degli studenti e di un locale adatto aperto dalle 13 alle 15 per i fuori sede;
  9. Insegnamenti propedeutici nei primi mesi dell'anno accademico per quanto riguarda la matematica generale, la ragioneria e le lingue;
  10. Formazione di una commissione di studenti e professori per l'istituzione di corsi di specializzazione gratuiti, per laureati e non in attesa della riforma del piano di studio della Facoltà. 

Nell'Assemblea successiva gli studenti di Economia convocano uno sciopero per il 23 marzo, data la mancata considerazione della carta rivendicativa da parte del Consiglio di Facoltà che ha negato la validità dell'Assemblea.

Anche la facoltà di Ingegneria in Assemblea esprime il desiderio di poter conoscere la vita della facoltà in ogni suo aspetto e di parteciparvi fattivamente, di avere una rappresentanza di tre studenti senza voto all'interno del Consiglio di Facoltà e la pubblicazione dei verbali, la creazione di un Consiglio d'Istituto con il compito di decidere su ogni atto della vita dei singoli Istituti, sia riguardo alla didattica e alla ricerca che alla gestione. Ancora si chiede la creazione di un organo consultivo avente lo scopo di ovviare alla carenza di coordinamento tra i diversi Istituti della Facoltà. Inoltre si avanzano alcune richieste volte a snellire e agevolare il corso di studi data la difficoltà per la maggior parte degli studenti a laurearsi negli anni in corso a causa della poca disponibilità dei laboratori e delle biblioteche, della mancanza di locali di studio e aule, della non rispondenza dei piani di studio alle esigenze della vita professionale, dovuta anche al cattivo coordinamento dell'attività dei diversi Istituti, delle modalità e del diario degli esami.

Alla richiesta di una rappresentanza nel Consiglio di Facoltà, il corpo docente rimane legato alle direttive della circolare Gui e consente solo la costituzione di una Commissione paritetica presieduta dal preside della facoltà e formata da un eguale numero di professori di ruolo, incaricati, assistenti e studenti volta a definire la struttura di Comitati consultivi a livello di istituto, corso di laurea, facoltà che daranno modo all'opinione studentesca di essere ascoltata con continuità, ma ne vieta la partecipazione al Consiglio. Si rifiuta inoltre di pubblicare i verbali delle sedute, e di permettere la creazione di un Consiglio di Istituto nonché di un organo consultivo che considera soddisfatto con i Comitati.

Il 26 aprile l'Assemblea generale di Fisica decide di procedere all'occupazione dell'Istituto di Fisica allo scopo di manifestare la disapprovazione per i procedimenti scorretti delle Autorità Accademiche per quanto riguarda le approvazioni dei piani e dei progetti di creazione di dipartimenti per cui sono stati stanziati dei fondi regionali nel luglio 1967 e anche di affrontare in generale i problemi collegati alla ristrutturazione per dipartimenti dell'Università. Si prefiggono inoltre, attendendo i risultati della seduta del Senato Accademico in questione, di elaborare un discorso di cui sarà portavoce il loro rappresentante in Consiglio di Amministrazione.

Dai verbali del Consiglio di Facoltà di Farmacia tenutosi qualche tempo più tardi, il 31 maggio, emerge la volontà da parte del Preside Carlo Runti e dei docenti di attuare alcune piccole riforme all'interno della facoltà purché siano compatibili con la legislazione vigente e la contrarietà invece ad attuare decisioni pregiudizievoli ai fini dell'organica riforma dell'ordinamento universitario che sarà attuata dalla tanto attesa legge in merito. Si dimostra anch'esso in linea con la circolare del ministro Gui sull'autonomia e le riforme universitarie.

Nonostante i molteplici ostacoli, il conservatorismo del corpo docente in primis, qualcosa inizia a muoversi anche nelle altre facoltà, certamente spinte dall'onda contestataria alzata dai compagni delle facoltà umanistiche.

[Dopo l'occupazione]

L'occupazione della Facoltà di Lettere cessa l'11 marzo ma le lezioni vengono riprese integralmente solo dal 23 marzo: gli studenti attuano, infatti, un periodo di autogestione in cui, riuniti in nuove commissioni, studiano una serie di problemi come i contenuti e i metodi didattici, l'autogestione, il diritto allo studio e lo sbocco professionale, la condizione dello studio all'interno della facoltà.

Intanto in Consiglio elegge una commissione di nove professori, tre fra quelli di ruolo, 3 fra gli incaricati e 3 fra gli assistenti per presentare le proposte definitive agli studenti. L'accordo redatto viene considerato da parte della stampa un accordo "pilota" per gli Atenei italiani. Oltre alle riforme a lungo e a breve termine a carattere generale approvate all'unanimità, il documento auspica che il Consiglio di Facoltà venga ampliato sulla base di una composizione paritetica tra professori di ruolo da una parte, rappresentanti dei professori incaricati, assistenti e studenti dall'altra e che questo consiglio integrato abbia voto decisionale per tutte le questioni riguardanti le facoltà, fatta eccezione per le deliberazioni riguardanti il personale docente. Quest'ultima delibera è stata approvata a maggioranza.

[Ricadute]

Durante l'occupazione ogni aspetto della vita pratica si è svolto ordinatamente grazie all'esemplare organizzazione logistica che ha permesso la costituzione dei dormitori al piano superiore, di una mensa al piano terra che ha sfamato gli studenti durante tutto il periodo nonché la salvaguardia e la pulizia dei locali.

Gli studenti si erano divisi in 4 commissioni tecniche:

  • Commissione stampa e propaganda,
  • Commissione studenti medi,
  • Commissione Operai-Studenti e
  • Commissione Logistica.

Il lavoro fatto con gli studenti medi ha portato all'elaborazione di alcune carte rivendicative e alla redazione del giornale ciclostilato "Noi Studenti", frutto di un lavoro svolto da un centinaio di ragazzi degli istituti secondari nei mesi di agosto e di settembre in Aula Ferrero e in parte nell'ampia casa ospitale di Renzo Pincherle.

Nella facoltà occupata ha avuto luogo un incontro con un gruppo di operai dello Stabilimento Laniero Marzotto di San Giorgio di Nogaro in cui sono stati individuati i punti di contatto che legano le due categorie nelle loro comuni azioni per la trasformazione delle strutture esistenti nella società. E' stato poi deciso di allargare i contatti con operai di fabbriche di Trieste e della Regione, decisione che si è concretizzata nell'appoggio degli studenti allo sciopero dei metalmeccanici triestini, considerato un importante passo verso l'unità dei sindacati e della classe operaia.

Su proposta dell'Assemblea degli occupanti, infine, sono state redatte due interrogazioni rispettivamente al presidente del Consiglio Provinciale da parte della consigliera Laura Weiss del PCI e al sindaco da parte di Bruno Pincherle, consigliere del PSIUP, affinché i fondi destinati alla Manifestazione commemorativa del Cinquantenario dell'arrivo dell'Italia, detta Trieste '68, venissero devoluti a favore della costruzione della nuova Casa dello Studente.

Da: (*) Marco Cattelan, Sara Moretton  e Caterina Ratzenbeck del 2007: "IL SESSANTOTTO A TRIESTE
Analisi socio-politica e ricostruzione della storica annata" , pagg. 40-49. Ricerca condotta nell'ambito del corso di Storia dei Partiti e dei Movimenti Politici tenuto dal Professor Claudio Venza durante l' A.A. 2007-08, ⇒ Sito Academia.edu

(**) Per la vicinanza e la partecipazione di alcuni docenti alle lotte del '68 si veda anche ⇒ Vinci, Anna Maria, Inventare il futuro: la facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Trieste,Università di Trieste, 2001, pagine 185-201


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