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Alcune considerazioni sugli slogan del Movimento Studentesco di Trieste nel 1970
 
Premessa
Nel 1967, Jim Morrison all'inizio brano "When the Music's Over" irrompe in un concerto gridando «We want the world and we want it now!», "Vogliamo il mondo e lo vogliamo subito!" (https://www.youtube.com/watch?v=hv_FrsxR-TA) .
 
E' una frase che rappresenta il culmine del ribellismo:. Gi spiriti democratici americani più illuminati lo trasformeranno poi in ""We can change the world / Rearrange the World" come cantato da Nash in "Chicago"; il secolo successivo si fermò a "Yes, we can!". A quando "Yes!"?
 Due anni dopo il grido di Jim Morrison, il 3 luglio 1969, a Torino, nel corso di una dimostrazione operaia che sfocia in rivolta di quartiere, un cartello innalzato sulle barricate recita ”Cosa vogliamo: tutto!”.
C'è che che intende per "tutto" l'intera richiesta della piattaforma di sciopero: un aumento salariale (100 lire per tutti) e di categoria (la seconda), la riduzione dei tempi di lavoro.
Ma lo stesso mese il numero 38 di Quaderni Piacentini consacrava l'interpretazione più larga possibile, vogliamo tutto e lo vogliamo subito.
 
E lo slogan "Vogliamo tutto" si diffonde e viene scandito in tutti i cortei d'Italia.
 
Ma non a Trieste.
 
Gli slogan nel sessantotto e anni successivi
 
Non si giudica certo il nostro movimento solo dai suoi slogan, tuttavia abbiamo trovato un elenco di 23 slogan + 1 cancellato + 1 lunga frase di intestazione approvato dal Movimento per una manifestazione del 1970.
 
Non possiamo essere sicuri che "Vogliamo tutto" non sia stato poi scandito, ma non compare nella lista ufficiale. 
Cosa sia lo "slogan di strada a rima baciata intonato collettivamente durante i cortei" cerca di dirlo Aldo Marchetti, in "Un teatro troppo serio" (1982) (*)
C'è chi lo riporta ai detti e proverbi popolari - "tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino" - chi agli antichi scongiuri in cui la parola aveva un potere reale - "aglie, fravaglie e ffattura ca nun quaglie" - chi alle litanie cristiane. Si ritrovano nell'800 i primi slogan socialisti "operai lavouradour / difendivs dai sfruttadour". Può essere che "come da più parti si sospetta, che vi sia una parentela ben più subdola e stretta tra queste forme e la pubblicità commerciale della società dei consumi" - da "Borletti, punti perfetti" a "Agnelli e Pirelli, ladri gemelli".
 
Siamo (stati) giovani! e come tali, ci ricorda ancora Aldo Marchetti, "il culto della trasgressione e dello scherno impudente, il gusto della profanazione e dell'abbassamento ironico; il dileggio dell'autorità e un certo amore estetico per il rischio" sono proprie spesso della cultura giovanile, non necessariamente orientata politicamente.
 
Gli slogan non ci qualificano certo compiutamente, ma anche negli slogan possiamo trovare quei "contro" e quei "per" che ci ricordava Franco Schenkel: Antiautoritarismo, Antifascismo, Anticapitalismo, Antimperialismo, Anticolonialismo, Antimilitarismo, Antirepressione.
 
Marchetti divide gli slogan per tipologia sottesa.
- Gli slogan basati sulla "magia della parola", demiurgici, ad esempio attraverso "l'esposizione dei simboli storici, moltiplicati ed ingigantiti" con cui si vuole "dimostrare di essere gli autentici custodi della tradizione" - "Potere operaio", "Lotta continua".
- L'"Unità" e le "Riforme" sono il contrappunto delle organizzazioni di sinistra più tradizionale 
- L'ultimo tipo di slogan è quello puramente e semplicemente rivendicativo, vogliamo questo, vogliamo quello.
 
Una funzione degli slogan è quella anche di rinforzare "la coesione di gruppo, la chiusura verso l'esterno, il rituale complesso di resistenza e di opposizione all'integrazione sociale". Alcuni slogan che conosciamo bene "Fascisti, borghesi, ancora pochi mesi" o "Piazzale Loreto c'è ancora tanto posto" saranno intonati più tardi, non tanto come Movimento Studentesco, ma come movimenti dell'estrema sinistra. Slogan duri, minacciosi, inizialmente solo "detti" per spaventare, ma in seguito diventanti crudelmente veri per i morti che abbiamo avuto e per le morti che alcuni dei nostri hanno dato.
 
Gli slogan di Trieste
 
L'elenco degli slogan inizia con un preambolo:
"STUDENTI DELL'UNIVERSITÀ DI TRIESTE BISOGNA CONTINUARE A LOTTARE 
- CONTRO i baroni che vogliono tutto il potere nell'Università 
- CONTRO le ingiustizie nella ripartizione del presalario
- CONTRO il disinteresse dei baroni per la situazione di disagio degli studenti fuori sede 
- CONTRO la repressione attuata dai baroni nell'Università"
 
Seguono gli slogan veri e propri, che provo a raggruppare per tema secondo lo schema sopra indicato:
 
Antiautoritarismo e critica alla cultura dominante e accademica
"I baroni sono come i padroni"
"No al clientelismo e alle scelte mafiose dei baroni"
Egualitarismo
"I baroni scioperano per avere 1.000.000 al mese"
Democrazia diretta
"No alla delega si alla lotta di massa"
"Lotta di massa"
 
Antifascismo e difesa della democrazia (e Antimperialismo)
"Polizia baroni e fascisti uniti nella repressione"
 
Rovesciamento delle dittature nel mondo
"Grecia libera"
"Solidarietà agli studenti greci per la Grecia libera"
"Spagna libera"
Cancellato: "[Cecoslovacchia libera]"
 
Anticapitalismo
Alleanza operai e studenti contro lo sfruttamento del lavoro e delle classi subalterne
"Operai e studenti uniti nella lotta"
"Scuola al servizio dei lavoratori"
"II movimento studentesco con la classe operaia contro la repressione per il socialismo"
"Lotta di classe potere alle masse"
Diritto allo studio e lotta contro il classismo
"Diritto alle studio"
"Scuola di classe non ti vogliamo"
"Università strumento di selezione di classe"
Autonomia del sapere dalle logiche di asservimento al capitale
"Medicina al servizio del popolo"
"La scuola dei [cancellato: baroni] padroni si abbatte non si cambia"
 
Antirepressione
Denuncia dell’uso autoritario dei corpi repressivi dello stato contro i movimenti e i settori popolari
già visto sopra: "Polizia baroni e fascisti uniti nella repressione"
"No alla repressione"
 
Controinformazione 
"Piccolo e nero"
"Il Piccolo si brucia e non si legge"
 
L'elenco si conclude con un riferimento al "maggio francese"
"Ce n'est qu'un début, continuons le combat!"
 
  
Un inizio di discussione
 
Il Movimento Studentesco di Trieste ha saputo articolare i suoi obiettivi con determinazione e saggezza.
 
Si faceva notare lo scarso uso delle forze dell'ordine richiesto a Trieste dalle Autorità accademiche, rispetto ad altre città.
Una dei motivi sta nel continuo e certosino lavoro di critica e proposta che creava un legame tra movimento e istituzioni, una tensione che però, come come per la corda in un arco creava un legame non facile da rompere neppure per le istituzioni.
Perfino una proposta di "cogestione" delle scelte di indirizzo dell'Università tramite l'"assemblea generale allargata" di studenti, docenti e personale veniva discussa e non rifiutata a priori dal Senato Accademico.
 
Un legame con le Organizzazioni Sindacali, i Partiti, settori cattolici, il Comune, la Regione, Gli enti dei trasporti, testimoniato dalle decine di lettere mandate con grande senso del dovere, capacità organizzativa e serietà dalla Presidenza dell'Assemblea e testimoniata dalle altrettante risposte degli enti. 
La presenza della FCGI come parte integrante del movimento creava una dinamica in cui ogni parte cercava di tirare l'altra, ma ne era in qualche modo determinata.
 
Gli slogan, sia per quanto riguarda quelli presenti, sia per quanto riguarda quelli invece assenti, costituiscono una sintomatologia del modo di agire del Movimento Studentesco.
 
 (*) Brano tratto da Borghello, G., Cercando il ’68, Forum, 2012
 
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P.S. Patrizia Biasini mi invia una foto di questi anni...
Ho riletto la tua sugli slogan e ti allego una foto (...) del 2016.
A Trieste meglio tardi che mai Ciao Patrizia
 
 
 
P.S. Sul comportamento del movimento nei confronti della cosiddetta "Primavera di Praga" si veda anche l'allegato "Volantino sulla Cecoslovacchia". Il volantino reca l'indirizzo di "Lettere", che ne indica la provenienza in un momento in cui il nome "Movimento Studentesco" veniva usato con una certa fluidità. In seguito, in volantini o comunicati si preferì firmare con l'assemblea, il comitato o la commissione che aveva prodotto il documento e il termine "Movimento Studentesco" scomparve praticamente come firma.
ParoleDOrdine1970.pdf (1483 kB) Parole d\\\\\\\'ordine 1970
MS_Gennaio69_JanPalach.pdf (0 kB) Volantino sulla Cecoslovacchia