Di seguito viene riprodotto il testo dell'articolo di Aldo Colleoni "Tre settimane di occupazione all'Ateneo triestino - Nuovi strumenti di lotta" pubblicato sul numero del 23 marzo 1970 de "Il lavoratore" (Organo regionale del P.C.I. per il Friuli-Venezia Giulia).
L'articolo fornisce una cronaca e una interpretazione politica degli avvenimenti dei primi mesi del 1970. In allegato gli articoli di Ugo Poli (Dopo l'autunno, qualcosa 'è cambiato anche nell'Università  - L'ora delle scelte per gli studenti) e di Cesare Sartori (Come e perché nasce la sezione universitaria comunista).

Tre settimane di occupazione all'Ateneo triestino
Nuovi strumenti di lotta"

Il fatto nuovo delle lotte di quest'anno accademico è stato il superamento del corporativismo che infarciva l'azione studentesca limitandola in un angusto contesto di Facoltà.

Durante l'occupazione di dicembre della Facoltà di Economia e Commercio questo problema è stato caratterizzante e lo sbocco naturale di tale situazione si è avuto con la creazione della commissione interfacoltà. Tale commissione si prefiggeva di individuare gli elementi di disagio comuni a tutte le Facoltà e di individuare le forme di lotta di massa atte a far concludere positivamente le giuste rivendicazioni degli studenti ,tese non solo a sconfiggere la politica «baronale» ma anche a rendere coscienti gli studenti del nostro Ateneo del perché una tale situazione si è venuta a creare, per quella particolare funzione cioè che la società capitalistica attribuisce alla scuola.

L'Assemblea Generale del 25 febbraio, pur sorta tra mille perplessità in primo luogo da parte di coloro che non si rendevano conto del reale disagio degli studenti, si è dimostrata una grande vittoria .

La sconfitta totale e definitiva dei fascisti, la prese di coscienza di tutta l'Assemblea della necessità della lotta come unico strumento per contare di più, ne hanno rappresentato il momento caratterizzante Infatti, dallo stato d'animo di malessere e rabbia che serpeggiava nelle Facoltà prima dell'Assemblea Generale. si è passati nel corso della grande assise studentesca del 25 ad una convergenza da parte degli studenti dovuta all'autoritarismo accademico che si è dimostrato nella sua pienezza, anche nei giorni successivi, ed in primo luogo quando si è affrontato il problema dello sviluppo edilizio in merito al duale è risultato evidente i tutti che le scelte vengono fatte dl'insaputa degli studenti, negando persino la pubblicazione delle documentazioni, forse perché troppo grossi sono gli interessi che si vogliono coprire.
Interessante il fatto di come si siano, acuite le contraddizioni all'interno del Senato Accademico e tra le autorità responsabili, unica preoccupazione delle quali è quella di sfuggire alle precise responsabilità, evitando sempre il confronto diretto sui problemi specifici. Tale fatto ha giustamente creato la sfiducia degli studenti, i quali a più riprese hanno chiesto le dimissioni del Rettore e del Senato Accademico.

La crescita del movimento nei giorni successivi all'Assemblea del 25 febbraio si è avuta, anche se limitata, pur sempre costante.

L'Assemblea del 3 marzo ha infatti individuato nell'Assemblea Generale allargata l'unico strumento valido per risolvere e dibattere i problemi dell'Ateneo, ritenendo inoltre che i lavori dell'Assemblea stessa si debbano concludere con indicazioni e voti precisi formulati da tutti i partecipanti.
Ogni singola componente, dopo l'Assemblea, riacquista la propria autonomia nell'ambito dell'esercizio delle proprie funzioni.
Per quanto riguarda in particolare l'Assemblea degli studenti resta chiarito che essa non intende partecipare ad una cogestione delle cose universitarie ma vuole esercitare una costante azione di controllo e di stimolo, esprimendo il proprio parere assieme a tutte le altre componenti universitarie nell'Assemblea Generale allargata.

Tale presa di posizione dell'Assemblea del 3 marzo ha posto le premesse per accogliere degnamente la prossima riforma universitaria, che, se pur in altra veste, tende a riesumare la vecchia e tanto contestata forma di rappresentanze e cogestione all'interno degli Atenei.

La giusta volontà del movimento, l'autogestione della lotta e delle scelte politiche è emersa più volte decisamente dall'Assemblea e questo fatto va considerato come altamente positivo se volgiamo lo sguardo al passato, a come si organizzavano gli studenti del nostro Ateneo e da chi venivano manovrati.

Non poteva mancare — nel corso di questi primi venti giorni di occupazione — il dibattito fra gli studenti e nell'interfacoltà sui collegamenti con la realtà sociale e con le forze che in tale realtà operano. Pur restando sempre presente il timore di strumentalizzazione, retaggio del passato, gli studenti sentono la necessità di pervenire ad un incontro e ad una collaborazione organica con i lavoratori, su problemi unificanti per rendere tale collaborazione non un fatto episodico ma duraturo.

Tutto ciò è naturalmente vincolato dalla necessità di pervenire nell'Università, tra gli studenti, ad una convergenza di intenti in una linea politica unitaria, fatto questo strettamente collegato alle lotte in corso. Solo ora infatti tale necessità è stata posta da più parti in modo quanto mai pressante diventando oggetto di continuo dibattito all'interno dell'Università.

Di fronte a tale situazione l'autorità accademica si trincea dietro al comodo paravento della legge promettendoci dei documenti, dandoci altri, senza voler capire che la nostra lotta è tesa all'ottenimento di una maggior democrazia e partecipazione nelle scelte che nell'Università vengono fatte.
I cattedratici non vogliono rendersi conto che le nostre Assemblee sono un momento di forza e di coscienza con o senza il loro riconoscimento. Sappiamo a priori che non la legge o le concessioni renderanno la scuola italiana democratica e il diritto allo studio effettivo, ma una lotta continua e di massa.

Aldo Colleoni


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