Nel dicembre 1970 a Trieste si succedono accadimenti che attentano drammaticamente la democrazia ed il clima di civile convivenza fra italiani e sloveni che si va costruendo ad opera dei partiti che si riconosco nell'arco costituzionale in città.
Il giornale, da un ampia rilevanza a questi avvenimenti. Ma procediamo per ordine: già dagli inizi del mese la maggioranza delle scuole medie superiori triestine sono occupate. Così anche alcuni istituti scolastici della cittadina di Muggia.
Si protesta contro la circolare del ministro Misasi, che mira a tagliare gli spazi di partecipazione che gli studenti avevano conquistato. Nelle scuole fervono i gruppi di lavoro dove vengano discusse questioni sociali e si parla anche di respingere lo sciovinismo e la discriminazioni nei confronti delle scuole slovene. Non dappertutto il clima è disteso. Al liceo Dante un gruppo di studenti di destra tenta invano d'interrompere l'occupazione. All'Istituto nautico, da sempre feudo dell'estrema destra si hanno anche momenti di tensione. Al liceo Petrarca si arriva anche ad uno scontro fisico fra studenti, quando alcuni tentano di strappare dal muro dei manifesti.
Si succedono manifestazioni di solidarietà da parte della CGIL, CISL, UIL. Il senatore Sema del Pci presenta un'interrogazione sui temi della protesta al ministro Misasi.
Anche il Liceo sloveno France Prešeren e l'istituto tecnico Žiga Zois vengono occupati.

Presso il Liceo Galilei occupato si riunisce il Coordinamento interscolastico degli studenti che produce un comunicato che il giornale pubblica integralmente:
“Medšolski odbor, ki ga sestavljajo Italijanski dijaki in dijaki pripadniki slovenske narodne manjšine, poudarja pomen enotnosti med italijanskimi in slovenskimi dijaki v študenskem boju, in postavlja v daljno preteklost, ki se ne bo povrnila, nerazumevanja med italijanskimi in slovenskimi dijaki, katere druži skupna težnja po napredku demokracije v šoli“
“Il Coordinamento interscolastico, composto da studenti italiani e studenti appartenenti alla minoranza slovena, sottolinea l'importanza dell'unità fra italiani e sloveni nella lotta degli studenti e respinge, in un passato lontano che non ritornerà più, le incomprensioni fra di loro, ora uniti dallo sforzo unitario di conquistarsi uno spazio democratico nella scuola.”

 Intanto il clima diventa più teso in città , il Movimento sociale italiano e le organizzazioni dell'estrema destra con gli studenti che ad essi si ispirano stanno fomentando una protesta contro l'annunciata visita ufficiale del Presidente della Jugoslavia Tito nel nostro paese.
Anche nelle scuole le provocazioni si susseguono. Il 5 dicembre si riunisce il Coordinamento interscolastico degli studenti che con 12 voti a favore, 1 contro (Istituto nautico) ed un astenuto (Da Vinci) emette questo comunicato:
“ V zvezi z govoricami ki se vstrajno širijo o možnosti strumentalizacije dijaskega boja s strani dobro znanih krogov, ki bi radi preusmerili zavzemanje dijakov za demokratično šolo k manifestacijam proti obisku predsednika Tita, poudarja medšolski odbor, da so mu take manifestacije tuje in v nasprotiju s ciljem demokratizacije šole, ki je osnova tega boja. Prav tako poudarja medšolski odbor bistveno važnost enotnosti slovenskih in italijanskih dijakov“
“A proposito delle notizie diffuse con insistenza circa la possibilità che organizzazioni che ben conosciamo possano strumentalizzare la lotta degli studenti per una scuola più democratica in manifestazioni contro la visita del presidente Tito, il Coordinamento interscolastico afferma che tali manifestazioni sono a loro estranee ponendosi in maniera diametralmente opposta a quegli che sono gli obiettivi di base della lotta in corso. Viene ribadito perciò l'importanza dell'unità fra studenti italiani e sloveni!”

Le occupazioni continuano quindi secondo una routine consolidata, ai dibattiti si susseguono corsi di studio e corsi di ripetizioni per gli studenti delle medie inferiori, Gli studenti invitano i genitori a visitare le scuole. La Federazione triestina del PSI critica l'operato le ministro Misasi ed invita i presidi a non applicare la circolare incriminata.

Comunque gli squadristi con il Movimento sociale in testa non rimangono con le mani in mano e preparano con l'autorizzazione delle autorità di polizia dell'epoca una manifestazione che si svolge con una violenza inaudita e gravi atti provocatori.
L'8 dicembre si radunano a Trieste fascisti provenienti da tutta Italia con gli autobus. Si riuniscono all'interno del Cinema Grattacielo in via Battisti dove alla tribuna, fra saluti romani e slogan contro il presidente Tito e gli sloveni si alternano gli interventi dei rappresentanti giovanili del MS. Si invocano il ritorno all'Italia dell'Istria e Dalmazia!
Il Primorski il giorno dopo titola a tutta pagina come, completamente isolata dall'indignazione della popolazione a Trieste si è svolta “Una manifestazione dai toni guerrafondai con un' incontrollata violenza e toni offensivi nel confronti del presidente Tito”
„Hujskaška fašistična manifestacija v Trstu z neoviranim nasilstvom in žalitvami Tita“
Già nel sottotitolo la giornata viene riassunta dicendo, come dopo il comizio condotto con toni guerrafondai, gli squadristi provenienti anche da varie località italiane abbiano formato un corteo autorizzato per le vie cittadine, gridando slogan contro Tito e la comunità slovena. Degli studenti sloveni da loro riconosciuti in piazza sono stati accerchiati e pestati, è stata attaccata la sede del PSI e rotte alcune automobili senza che le forze di polizia presenti intervenissero! Non è chiaro se l'episodio sia da collegarsi ai disordini, ma una bomba è stata trovata in un bar di Piazza Libertà!

Ma andiamo per ordine: il corteo dei fascisti al canto di “Giovinezza” si snoda per via Battisti e via Carducci e si ferma davanti al palazzo regionale gridando slogan che nulla sono se non apologia del fascismo nell'indifferenza della polizia presente non in forze e non certamente con i numeri che ostentano in occasione delle manifestazioni sindacali! Fra i fascisti si notano Renzo de Vidovich, Manlio Portolan e Claudio Scarpa. Quest'ultimo, già condannato per aver lordato e sfregiato monumenti partigiani,capeggia un gruppo di scalmanati che raggiunta piazza San Antonio e notando un gruppo di studenti sloveni, fra i quali Libera Haring, Miloš Budin e Dušan Udovič si scaglia su di loro gettandoli a terra e pestandoli selvaggiamente con i manganelli, nell'indifferenza delle forze dell'ordine presenti! Gli studenti colpiti sporgeranno denuncia alla Questura, dopo essersi recati all'Ospedale per le cure necessarie.
Ma la canaglia fascista continua ancora la sua opera di devastazione, in via Mazzini: attaccano la sede del Psi e degli anarchici, rompendo i vetri delle finestre e strappando bandiere, rovesciano automobili parcheggiate con la targa jugoslava e si scagliano anche contro i carabinieri che a questo punto reagiscono, sparando in aria a salve per disperderli.
I giornalisti si informano in Questura sugli avvenimenti della giornata e vengono a sapere che nessuno degli squadristi è stato fermato e, aggiunge il giornale, probabilmente neanche identificato. Mentre identificato è stato Vladimir Budin, scampato al pestaggio agli studenti sloveni, che si è recato in quegli uffici per porgere denuncia.
A margine si registra lo scoppio di un ordigno esplosivo in un gabinetto di un bar in piazza Libertà, da quel che è dato a sapere è frutto di un atto provocatorio messo in atto dai fascisti per far ricadere la colpa su cittadini jugoslavi!
In quella giornata incandescente, nelle scuole occupate c'è stata la massima mobilitazione degli studenti, decisi a difendere le sedi da possibili attacchi dei fascisti! Alcuni compagni della sezione del PCI di San Giovanni si sono recati a prestare opera di vigilanza presso le stesse.

Per tutta risposta, paradossalmente la repressione delle autorità costituite colpisce nel modo sbagliato e pochi giorni dopo la manifestazione fascista, le scuole, per ordine della Questura e su mandato del Provveditore agli studi vengono sgomberate. Gli studenti reagiscono in maniera tranquilla e convergono in corteo in piazza Unità. Si riunisce la Consulta giovanile degli studenti, presieduta dall'assessore comunale Livio Lonzar, che espelle dalla stessa, a seguito dei disordini di piazza, il rappresentante del FUAN.
Quasi cinquemila studenti medi riuniti in piazza decidono di scioperare e si svolge un corteo per le vie cittadine, al grido di “italiani e sloveni uniti nella lotta” che converge nell'Aula magna dell'Università dove sono accolti da una folta rappresentanza di universitari. Fra gli applausi interviene lo studente sloveno Boris Pangerc che sottolinea la loro ferma volontà di continuare la lotta per una scuola più democratica . Invoca anche una definitiva e concreta realizzazione dei diritti della minoranza slovena in un mondo migliore in cui i figli degli studenti sloveni ed italiani ora in lotta possano vivere senza scontrarsi con i problemi con cui loro si trovano a combattere!
Il rettore Orrigone protesta per l'incursione studentesca, a lui risponde lo studente universitario Mauro Gialuz che difende i loro diritti, rilevando come lo stesso non si dimostri così intransigente nei confronti degli studenti di destra quando impazzano per l'Università.
I sindacati unitari in un comunicato, condannano la repressione nei confronti degli studenti, che pacificamente occupavano per una scuola più democratica e nello stesso tempo stigmatizzano l'atteggiamento omertoso delle forze di polizia! Nel contempo, fanno appello ai rappresentanti istituzionali perchè venga favorito il dialogo fra gli studenti ed i rappresentanti del mondo del lavoro perchè insieme si discuta di riforme sociali!

Tako son nas tepli pred očmi policije!
L'11 dicembre viene pubblicata sul Primorski Dnevnik una lettera alla redazione a firma degli studenti vittime del pestaggio da parte dei fascisti che denunciano la cronaca faziosa e non corretta data dal Piccolo sulla vicenda, aggiungendo dei particolari alla stessa, dalla quale emerge il mancato intervento e l'omertà delle forze di polizia che hanno assistito, senza intervenire, alla loro aggressione e l'indifferenza dimostrata dai fedeli, raccolti in preghiera nella Chiesa di San Antonio, di fonte all'incursione nella stessa da parte di 20 fascisti che si erano dati all'inseguimento di Dušan Udovič ricoveratosi nell'edificio.

Dopo gli ultimi gravi avvenimenti, finalmente la risposta della città si fa sentire: Su proposta delle organizzazione giovanili dei Partiti antifascisti e con il patrocinio della Provincia e l'Amministrazione comunale di Trieste, dalle 15.000 ai 20.000 persone percorrono le vie cittadine dando avvio ad una manifestazione unitaria antifascista che ha il suo epilogo in Piazza Goldoni!
Il giornale sloveno titola a tutta pagina:
Veličastna enotna manifestacija vsega demokratičnega Trsta – PROTI FAŠIZMU, ZA MIR IN SVOBODO!! - Spaccini: meja ne sme ločevati, temveč mora združevati! - Ustvarjalni prispevek slovenskih someščanov – Ne bomo dovolili, da bi se na to mejo vrnila fašistična kuga – V povorki pripadniki vseh strank, ki se sklicujejo ne odporništvo – Posebno številni delavci in mladino!
Imponente manifestazione unitaria di tutta Trieste democratica- CONTRO IL FASCISMO, PER LA PACE E LA LIBERTA'!!- Spaccini: i confini non ci devono dividere, ma unire!! Fondamentale contributo dei cittadini sloveni – Non permetteremo che la peste fascista ritorni sui nostri confini!! Nel corteo i rappresentanti di tutti i Partiti che si richiamano alla Resistenza! In numero considerevole i lavoratori ed i giovani!!

La cronaca riporta con dovizia di particolari l'evento: il corteo composto da lavoratori, donne, studenti di nazionalità italiana e slovena parte da Piazza Unità per raggiungere Piazza Goldoni, in testa sfilano i sindaci del capoluogo Spaccini e quelli dei comuni minori della provincia, Millo di Muggia, Lovriha di Dolina, Legiša di Duino-Aurisina, Josip Guštin di Sgonico e Mihael Gustin di Monrupino, il presidente della Provincia ed i parlamentari del Pci Albin Škerk e Paolo Sema. Davanti a loro le guardie municipali portano il vessillo e la bandiera del Comune di Trieste con la medaglia d'oro della Resistenza. Dietro a loro una folla di cittadini italiani e sloveni con striscioni bilingui. In Piazza della Borsa si uniscono a loro gli studenti universitari con lo striscione “Italiani e sloveni uniti nella lotta”, scadiscono lo slogan “fascisti carogne tornate nelle fogne!”
La piazza Goldoni si riempie e la folla staziona anche nelle vie limitrofe, sul palco salgono i sindaci, i rappresentanti delle forze politiche. Un sindacalista parla in italiano e sloveno, ricordando come la manifestazione sia nata per iniziativa delle organizzazioni giovanili dei partiti antifascisti, viene data poi la parola a Dušan Udovič, uno degli studenti aggrediti dai fascisti. Ribadisce il punto di vista degli studenti fautori della manifestazione, puntualizzando come la loro posizione non debba andare confusa con “l'antifascismo ufficiale delle autorità presenti”!
Dopo il discorso del sindaco di Trieste, che il giornale riporta integralmente, la folla si riunisce di nuovo in un corteo che raggiunge via Ghega, dove vengono deposte delle corone sotto l'epigrafe che ricorda gli antifascisti impiccati in quel luogo.
Così la manifestazione alla quale hanno aderito tutti i partiti dell'arco costituzionale, i sindacati unitari, le organizzazioni slovene, l'Anpi e l'associazione dei deportati nei campi concentramento, si conclude.
Il giornale nella stessa pagina pubblica integralmente il discorso pronunciato dal sindaco Spaccini, rappresentante della Democrazia Cristina, che condanna gli episodi squadristici e qualsiasi provocazione atta a fomentare odio e tensione sui nostri confini, esaltando il ruolo di Trieste, città medaglia d'oro della Resistenza.
In un lungo articolo di fondo, dal titolo significativo “ Trst hoče in mora naprej“ -Trieste vuole e deve guardare avanti – si ribadisce infine in un lungo ragionamento come la Trieste democratica abbia risposto in maniera massiccia all'appello plebiscitario delle assemblee comunali di Trieste e dei comuni minori che insieme alla Provincia hanno espresso la loro condanna nei confronti di chi con la violenza vorrebbe creare un clima di guerra fredda nei nostri confini, fomentando odio e mettendo in atto azioni contrarie al convivere civile , attentando la democrazia conquistata con il sangue degli italiani e sloveni delle nostre terre nella lotta di liberazione. In questo senso e con questo spirito si auspica, che senza riserva alcuna le diplomazie lavorino per preparare l'annunciata visita del presidente Josip Broz Tito nel nostro paese.


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