In occasione dell'inaugurazione della mostra "Prendiamo la parola" a Trieste il Primorski Dnevnik ha pubblicato una serie di articoli che qui sintetizziamo brevemente, cui ne sono seguiti altri dopo l'inaugurazione. Bruna Zorzini in "Naš dnevnik zrcalo upora in antifašizma" racconta come il giornale abbia riportato scrupolosamente nel '68 quanto avveniva nel movimento di protesta e antifascista di allora. Prima ancora del maggio francese, a Trieste era stata occupata a febbraio la facoltà di Lettere e Filosofia, ponendo le basi per un movimento che a Trieste si connotò subito come antifascista. La mostra "Prendiamo la parola", appena aperta, vuole riportare anche il contributo da parte slovena al movimento, con articoli del Primorski raccolti da Bruna, che come iscritta a Economia ha partecipato al Movimento studentesco e poi ha svolto attività politica, anche come consigliere regionale.

Questi documenti mettono in rilievo gli eventi del '68 ma anche e soprattutto quelli del 1970, che hanno costituito per Trieste per molti versi un punto di svolta: fascisti e destra, risollevandosi con rabbia repressa per l'annunciata visita del Presidente jugoslavo Tito in Italia (poi rinviata), organizzarono manifestazioni e proteste di piazza, con la partecipazione di fascisti in altre città italiane. "Pri cerkvi Sv. Antona so fašisti pretepli Miloša in Vladimirja (Ladija) Budina, Libero Haring, Boruta Špacala in Duška Udoviča" .

Davanti alla Chiesa di Sant'Antonio furono aggredite diverse persone: le vittime dell'aggressione descrissero gli eventi e il comportamento passivo degli agenti, che si guardarono bene dal difendere gli antifascisti sloveni, in una lettera indirizzata al Primorski intitolata “Tako so nas tepli pred očmi policije”, "così ci hanno picchiato davanti agli occhi della polizia".
I fascisti non furono incriminati, anche se identificati da Ladija Budina. Altri atti di violenza ci furono nei confronti della sede del PSI e di quella anarchica di via Mazzini e furono danneggiate anche alcune auto con targa jugoslava. Una grande enfasi fu data dal Primorski Dnevnik alla grande manifestazione antifascista dell 14 dicembre 1970, che vide alla sua testa tutti e sei i sindaci della provincia.

 

 

Nell'articolo "Letu 1968 sem hvaležen" (Sono riconoscente verso il '68 ) si pongono alcune domande a Miloš Budin, persona di importante rilievo politico e co-fondatore del gruppo comunista sloveno "Matija Gubec". All'intervistatore, che chiede di descrivere il suo legame emotivo con il 1968, Miloš risponde "Zelo sem mu hvaležen", gli sono molto riconoscente: la partecipazione al movimento studentesco lo ha aiutato a cambiare. Anche nello studio l'obiettivo non fu più quello di raggiungere la "sufficienza", ma divenne uno strumento che si accompagnava al contatto diretto con le persone e con la realtà. Miloš ricorda poi la memorabile "Velika enotna protifašistična manifestacija 14. decembra 1970", la grande manifestazione unitaria antifascista del 14 dicembre 1970. Alla testa del corteo c'era il Sindaco Spaccini. La manifestazione unitaria gli produsse una profonda impressione, anche superiore a quella prodotta dalle precedenti manifestazioni studentesche.
     
Sempre di quegli anni ci parla Štefan Čok, in un lungo analitico articolo dal titolo "Študentske manifestacije tudi pri nas globoko vplivale na razvoj družbe", sull'impatto che le lotte studentesche hanno avuto sullo sviluppo della Società.
 
Pur a distanza di cinquant'anni, ci dice Štefan Čok, la valutazione delle implicazioni di quel periodo sono ancora molto diversificate. Certo, i movimenti del 1968 non si sono verificati dal giorno alla notte. Per tutto il decennio, i giovani negli Stati Uniti si erano trovati ad affrontare problemi che avevano causato profonde divisioni nella società americana, in particolare il movimento per i diritti civili, la discriminazione razziale e l'escalation della guerra del Vietnam. La Parigi del maggio 1968 si riconfermò il suo tradizionale ruolo di "motore" della protesta e dei movimenti rivoluzionari, ma non dimentichiamo il fatto che i movimenti giovanili avevano anche superato la cortina di ferro: il 1968 è stato anche l'anno della Primavera di Praga, e delle manifestazioni del giugno 1968 a Belgrado e in tutta la Jugoslavia.
In Italia, e di conseguenza anche a Trieste, si misero in moto, a partire dalle proteste giovanili del 1968, eventi che influenzarono fortemente lo sviluppo della società negli anni successivi. Il movimento studentesco nel 1968 si unì al movimento operaio, il quale l'anno successivo portò all'"Autunno caldo". Negli stessi anni l'istruzione superiore e quella universitaria si modificarono profondamente: a metà degli anni sessanta iniziò il passaggio da un sistema universitario di élite, rivolto ai pochi, a un sistema di massa, che coinvolse strati più ampi della popolazione. Negli anni successivi ci fu nella cultura italiana una svolta a sinistra, che portò all'esito del referendum sul divorzio nel 1974 e alle elezioni del 1975 e del 1976 (regionali e politiche) in cui la sinistra aumentò in modo significativo il suo potere... "a to je že druga zgodba", ma questa è un'altra storia.

L'anno 1968 ha avuto anche la realtà specifica di Trieste profonde implicazioni: la città ha vissuto un periodo molto turbolento, che ha coinvolto soprattutto la classe operaia: la chiusura del cantiere San Marco è l'evento simbolico che ha scatenato un'ondata di aspre proteste nel 1965 e nel 1966. Il movimento studentesco si sviluppò quindi su un terreno fertile. Il '68 è importante anche per la collaborazione tra gli studenti delle scuole italiane e di quelle slovene.

Nella seconda parte dell'articolo, Čok prende in considerazione due archivi depositati presso il Dipartimento di Storia ed Etnografia della Biblioteca Nazionale e Universitaria, relativi ai giovani e agli studenti.
Il dossier sui giovani ci permette di guardare prima del '68: si tratta di documenti che rivelano le profonde divisioni ideologiche e nazionali vissute dal territorio e dalle comunità che lo abitano; ci sono ad esempio documenti sull'insediamento degli esuli istriani ad Aurisina, e sulle rappresentanze universitarie degli studenti.
Il dossier sugli studenti riporta documenti sulla collaborazione tra studenti sloveni e italiani e riporta il nome di diversi rappresentanti degli studenti, nomi che poi ritroveremo nella storia politica e culturale e sociale del territorio.
Questi documenti riportano una forte critica dei rapporti sociali, anche con forte connotazione ideologica. Tra i documenti c'è la fitta corrispondenza tra la rappresentanza studentesca e il corpo docente, note manoscritte delle assemblee della primavera del 1969, elenchi di studenti che entrano o escono dalle scuole nel corso dell'occupazione.
Tra il materiale di rilievo si trovano quelli relativi al "Mladinski krožek - Trst", Circolo giovanile di Trieste, e alcuni numeri di Matija Gubec.
L'articolo si conclude con l'invito ad arricchire gli archivi mettendo a disposizione i propri archivi personali, in modo da non perdere una preziosa documentazione.


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