Verbale della riunione Quellidel68 del 29 marzo 2017
Presenti: Aldo Colleoni, Mauro Gialuz, Fulvio Cante, Antonio Cerini, Roberto Treu, Ilvio Bidorini, Fabio Todero, Gianni Ventura, Claudio Venza

Venza presenta la seguente mozione: “Tenendo conto dei vari interventi pro e contro la costituzione di un’Associazione al fine di ottenere finanziamenti regionali, l’Assemblea invita i promotori di detta Associazione a scegliere una denominazione diversa da “quellidel68”. Questo termine resterebbe al movimento nel suo complesso”. Si apre la discussione con diversi interventi prevalentemente critici.

Al termine, Mauro Gialuz indica la soluzione nella denominazione di “Archivio di quellidel68” per la futura Associazione. C’è quindi una quasi coincidenza con il nome del movimento e ciò permette di distinguere le due realtà, di cui la seconda comprende comunque la prima. Questa posizione raccoglie il consenso di buona parte dei presenti.

Gialuz relaziona sulle ricerche in corso presso i fondi depositati all’Istituto del ML del FVG. Ne risulta, tra l’altro, un aspetto singolare: mentre ci si schierava contro i regimi autoritari (Grecia, Spagna, ecc.) ciò non accadde a proposito della repressione nei paesi dell’Est. Gialuz prospetta due interpretazioni che non si escludono: 1. A Trieste il nemico principale è dato dai fascisti locali, da poco emarginati; 2. Ci sono frequenti rapporti positivi con gruppi di intellettuali di Lubiana, in genere critici contro le limitazioni della libertà. Interviene C. esplicitando il vero motivo, secondo il suo ricordo: la Federazione triestina del PCI esercitava una certa pressione per evitare, a tutti i costi, le critiche pubbliche all’Unione Sovietica.

Ancora Gialuz: nella nostra lotta si trovavano intrecciate istanze libertarie e orientamenti riformisti. Le rivendicazioni erano sia di tipo esterno (ferrovie, bus, case,…) che interno (confronto col Senato Accademico e con i Consigli di Facoltà). La linea organizzativa dell’A.G. era quella di proporsi come unico organo di gestione dell’Università raccogliendo la partecipazione dei docenti a cui si chiedeva di relazionare sulle prese di posizione dei propri organismi di appartenenza. I Consigli di facoltà avrebbero dovuto uniformarsi alle delibere assembleari.

Aldo Colleoni ricorda che ogni pomeriggio si riuniva con membri dei vari Collettivi di facoltà negli spazi ottenuti con lo scioglimento del tribunato, già vertice dell’evanescente Organo Rappresentativo. Qui si raccoglievano le mozioni approvate che si mandavano alla stampa la quale, di solito, le pubblicava con uno spazio non ridotto. Si aveva l’impressione di aver conquistato un potere (o un contropotere) molto forte. Lo stesso Rettore Origone ai primi di marzo del 1970, in piena occupazione del corpo centrale, scriveva al Presidente dell’A.G. chiedendo chiarimenti sulle nostre proposte organizzative per la gestione dell’Ateneo.

Una riprova della capacità di mobilitazione si ebbe con l’occupazione, dopo la “ripresa della normalità”, dell’Istituto di matematica. Qui il prof. Dolcher scriveva i voti negativi sul libretto degli studenti anche se all’A.G. se ne era decisa l’abolizione e lo stesso Rettore aveva invitato i docenti a far propria tale pratica. Contro l’occupazione intervenne un gruppo di fascisti e ci fu un confronto fisico, mentre Il Piccolo diede un rilievo spropositato ad un episodio del tutto marginale quale la deposizione di un crocefisso in un cestino.

Cante porta una fotocopia di un foglio contenente gli slogan programmati per una grande manifestazione che, il 29 aprile 1970, scese dall’Ateneo e si congiunse con una manifestazione sindacale cittadina. (Era il contesto nel quale il protagonismo dei lavoratori, dentro e fuori dai sindacati, stava cambiando i rapporti di forza tra il Potere e la Società. Nota del verbalizzatore, inguaribile storico…).

Emerge dalla discussione che i motivi della grande mobilitazione erano descritti in una serie di 5 punti 5 che si trovano nell’allegato al presente verbale (inevitabilmente parziale) insieme alla risposta del Senato Accademico.

Alle 12.30 circa la riunione si conclude con la consueta bicchierata.
Il verbalizzante Claudio Venza