1968: occupazione di Lettere da fine febbraio a primi di marzo (15 giorni di impegno totalizzante, si potrebbe dire "militante"). Mi è servita molto sia per capire i problemi generali del tempo (si parlava tanto di temi "noiosetti" come la programmazione economica e cosette simili) sia per trovare un modo soddisfacente di vivere l'esperienza umana dentro l'Università.

Tra le decine di compagni/e si poteva dibattere accesamente nella solita polemica tra "riformisti" e "rivoluzionari", ma poi si cenava insieme  (1° mensa universitaria a Lettere!) nel sottoscala in una cucina improvvisata e generosa con i sacchi di patate della CGIL (va riconosciuto!).

La "mia" compagna ed io disponevano, per la prima volta, di una camera da letto tutta nostra nello sgabuzzino delle pulitrici al primo piano. Rivoluzione collettiva e individuale insieme!.

Si dormiva con un orecchio sempre desto in quanto sembrava, più volte, che ci dovesse essere un assalto dei fascisti o uno sgombero ad opera della polizia.

Eravamo anche riusciti, in Assemblea in Aula Ferrero, a formare delle Commissioni di lavoro (fabbriche, studenti medi, riforma Gui,...) Ricordo soprattutto, quando dopo pochi gironi dall'inizio dell'occupazione, in pochi ma decisi, avevamo svuotato un possibile corteo dei goliardi-fascisti indetto da loro per partire dalla sede centrale e "liberare" Lettere dai rossi. Con un provvidenziale megafono e con delle idee chiare sui problemi più urgenti degli studenti, improvvisammo un'assemblea rivendicativa laddove i fasci cercavano consensi e gente disponibile.

Un altro episodio bellissimo (è il caso di dirlo) fu quello dell'interruzione delle lezioni che continuavano nel corpo centrale per riaffermare la deprimente "normalità" istituzionale. In una piccola aula di Economia (la mia facoltà) entrammo in una decina per trasformare la lezione in assemblea sull'occupazione di Lettere. Dopo poco intervenne il prof. Calzolari, con toga da esame di laurea, per intimare di lasciare lo spazio al legittimo professore. A quel punto Carlo B. - Pik  gli gridò in faccia "Lei non mi fa neanche pisciare!". Grande soddisfazione la nostra quando il togato si allontanò sconfitto.

Tutti festeggiammo, il 1 marzo, la vittoria degli studenti romani di Architettura a Valle Giulia contro l'ennesima aggressione poliziesca. "Se pol vinzer!" si pensava e si affermava pubblicamente.

In giugno un'Assemblea in Aula Ferrero decise un'azione di...guerriglia. C'era un altro sciopero generale contro la chiusura del San Marco (il cantiere per antonomasia) e si erano scatenati degli scontri in risposta alla repressione. Gruppi di giovani resistevano tra Piazza Goldoni e Barriera alle cariche della polizia e dei carabinieri. Decidemmo in 30-40 di accorrere in difesa dei manifestanti in via Carducci, per prendere alle spalle le file di sbirri. Riuscimmo nella sorpresa e per circa mezz'ora li distraemmo e un po' li confondemmo con qualche lancio di pietre e di altri oggetti. Ci sembrava di realizzare concretamente "Operai studenti uniti nella lotta!".

Quell'estate si svolsero, sempre in Aula Ferrero ogni giovedì, gli incontri dei collettivi delle varie scuole con un programma di stesura di un opuscolo "Noi studenti" e ambiziosi programmi per appoggiare un eventuale sciopero contro le Celebrazioni del Cinquantenario della "Redenzione di Trieste", un'orgia nazionalista per distrarre l'attenzione pubblica dalla crisi economica dilagante in città.

Molti volantini furono dati di fronte alle fabbriche, parecchi tricolori ad altezza d'uomo furono stracciati e provammo un'esaltazione enorme per quanto avevano fatto gli studenti di Trento che, un paio di giorni prima del fatidico 4 novembre, avevano bloccato la macchina del Presidente Saragat in visita ufficiale.

Purtroppo non si riuscì a fare molto di più, ma il clima del movimento degli studenti medi si riscaldò al punto che subito dopo la strage di Avola del 5 dicembre riuscimmo a fare il primo corteo studentesco (quasi tutti medi) che andò a protestare sotto la Questura.

Quando le due colonne provenienti da diverse scuole si incontrarono, sotto la galleria Sandrinelli, ci fu un boato fantastico: si era riusciti a mobilitarsi in 1.500. Nel dicembre poi le mobilitazioni all'Università nuova aprirono una nuova fase della lotta.