Nel giugno del 1972 ( mi mancava la tesi ) sono andato militare. Destinazione CAR Trapani (Km 1753 da TS) sede per "Allogeni", sovversivi (di sinistra ovviamente) e delinquenti comuni. Circa mille ragazzi, condizioni igieniche e di trattamento pessime. Poi Pavia "Genio pionieri" reggimento di punizione, privato delle mostrine e ufficiali degradati . Eravamo dislocati in due conventi dismessi trasformati in caserme: 150 politici, 70 delinquenti comuni, 100 raccomandati, che non dormivano in caserma, una cinquantina capitati per caso.

Erano gli anni dell'inizio delle LOTTE nelle CASERME... il nostro gruppo era formato da circa un centinaio di persone...

comunisti, manifesto, avanguardia operaia, lotta continua, anarchici, potere operaio, cani sciolti... qualcuno già vicino alla lotta armata.
Ci incontravamo in una sede del PCI, fino a quando il partito non ha chiesto di allontanare i soggetti "sospetti". Siamo rimasti uniti peregrinando tra trattorie e sedi occasionali ( una o due volte in una sede - non lo sapevamo - delle BR, una delle prime scoperta a Pavia pochi anni dopo).
Il dibattito, confronto - molto acceso ed anche cattivo, come si usava in quegli anni - era tra la componente minoritaria (di cui facevo parte) che voleva il riconoscimento della CARTA DEI DIRITTI DEL SOLDATO ed il resto del movimento che, pur con diversi accenti e modalità, sosteneva obbiettivi più radicali e sovversivi. Una battaglia riformista...senza nessuna retorica.

Sono stato congedato tre mesi prima per la morte per infarto di mio padre. Come altri compagni sono andato a lavorare nel Sindacato (Franco S., Aldo C., Roberto T.) Alla Nuova Camera del Lavoro CGIL di Trieste (già il nome testimonia il difficile e lunghissimo dopoguerra). Dirigenti erano i compagni che avevano fatto la Resistenza.
Il Segretario della NCDL Livio Saranz (gappista monfalconese), a cui ho voluto bene come un figlio e che ho stimato moltissimo (ha fondato la Cgil ospedalieri da degente), mi ha insegnato il "mestiere": piccole categorie, vertenze individuali, assemblee nei posti di lavoro. Alla sua morte è diventato segretario Pino Burlo, "mitico segretario FIOM degli anni delle grandi lotte del 68 per la cantieristica.

Erano gli anni della chiusura di tutte le fabbriche manifatturiere private (Calza Bloch, Sirt. Vm....): grandi lotte, anche molto aspre(ripetuti blocchi stradali, occupazioni della Regione) per ricollocare i lavoratori licenziati (ottenuti buoni risultati) e non perdere il tessuto industriale (battaglia persa).
A quel tempo c'era una diffusa pratica anticomunista e anti-Cgil. I nostri delegati nelle fabbriche non avevano passaggi di qualifica, negli Ospedali le assunzioni si facevano su liste degli altri sindacati: CARRIERA e TESSERA CGIL erano incompatibili.
Nelle assemblee il confronto con i lavoratori, negli anni del compromesso storico, erano sul contenimento delle politiche salariali, imposto dalla Federazione unitaria nazionale, ma contrastato a tutti i livelli dalla CISL e da molti consigli di fabbrica ed ampi strati di operai più politicizzati (FIOM TS)... Di terrorismo parlavamo poco... non avevamo tempo... le fabbriche continuavano a chiudere (l'indotto della cantieristica, crisi Ferriera...).

Il 14 febbraio 1979 ( anniversario sciopero dei fuochisti del 1902), pochi mesi dopo la mia elezione a segretario della della NCDL di Trieste, (era in segreteria anche Roberto T.) siamo riusciti ad organizzare il primo sciopero generale unitario dopo i fatti della cantieristica (1968) per tentare di fermare la deindustrializzazione, SCIOPERO tutto incentrato su motivazioni sindacali, osteggiato da buona parte del PCI locale. Lo sciopero, riuscito, non ha prodotto tutti gli effetti sperati, ma ha significato la FINE del COLLATTERALISMO.

Sono uscito dalla CGIL alla fine del1988, dopo aver trascorso alcuni anni in Segreteria Regionale, ivi allocato in quanto ritenuto responsabile di una CGIL triestina troppo "conflittuale" nei confronti dell'istituto Regionale, delle PP.SS., e del padronato regionale (linea Padovan - CGIL e GIUSTINA CISL)... Il sindacato si avviava sulla china dell'autoreferenzialità, del potere del sindacato pensionati, della selezione dei gruppi dirigenti, non per componenti ma per clan territoriali o di altri interessi, tutti rigorosamente YES MAN.

Fino al 2003 in Porto a Trieste. Prima direttore della Compagnia portuale (800 soci, solo 12 giornate lavorate in un mese, deficit strutturale di bilancio, difficoltà ogni mese per le paghe, scontri con armatori e spedizionieri per le tariffe ed il mantenimento delle composizioni di squadra, scontri in banchina con le cooperative dei padroni). Tutta particolare la classe operaia portuale, teorizzatrice e fanatica praticante del "cottimo" (autosfruttamento) e conseguentemente intollerante a orari di lavoro fissi, fiera ed orgogliosa di un'organizzazione gerarchica e di lavoro "feroce" che però riusciva a far sopravvivere alla fatica anche i più deboli.

Poi nei primi anni '90 i decreti Prandini hanno tolto la "riserva di lavoro": abbiamo dovuto diventare impresa portuale, assumendoci nuove responsabilità commerciali e finanziarie.
Ricordate il saggio di B.Trentin "Da sfruttati a produttori"? Con il console (si chiamava così dai tempi del fascismo il presidente della Compagnia) abbiamo organizzato con l'IRES UN CORSO biennale (frequenza obbligatoria) di formazione per il gruppo dirigente usufruendo di un finanziamento regionale di un miliardo (dopo le lezioni serali, tante more giapponesi e bevute... a nostre spese ovviamente).

Abbiamo resistito "sul mercato" fino ai primi anni 2000, poi i prepensionamenti per l'amianto.
La Compagnia è finita, ed anche un'epoca in porto.
Ormai ci vediamo con i superstiti (erano 1800 alla fine degli anni 70) al cimitero per salutare i tanti e troppi compagni e amici falcidiati dall'AMIANTO. Battaglie riformiste... senza retorica.