Ai mesi restano associate sensazioni cui i ricordi si legano. Gennaio, mese freddo, di re-inizio dopo le festività ci resta nelle ossa e con esso tanti fatti che hanno determinato la nostra vita e le nostre scelte. I fatti si mescolano tra loro, richiamandosi reciprocamente.

Terremoto del Belice, gennaio 1968Terremoto del Belìce 14 gennaio 1968. Alla fine saranno in 370 a morire. Per decenni nelle baracche. Una ricostruzione che non finisce mai. Una zona che resterà a lungo depressa. Uno Stato dichiarato colpevole da un processo popolare. Una lezione su ciò che non si deve fare. Anche - nella lotta - un esperimento sociale di intervento libertario e non violento. Un insegnamento per il Friuli terremotato nel ’76, che noi, nei diversi "movimenti" dell'epoca, abbiamo appreso e praticato: bisogna coinvolgere la popolazione nella ricostruzione. Due figure saranno di riferimento in questa lotta: Danilo Dolci e Lorenzo Barbera, entrambi impegnati nella zona ben prima del terremoto, capaci di coinvolgere giovani e anziani. Il processo e i "Tre chiodi" - da battere e ribattere - di Lorenzo (Governo fuorilegge, le tasse non si pagano, sviluppo locale). Lo Stato insegue le richieste delle associazioni del territorio: esenzione dalle tasse, dal servizio di leva (dopo la lotta per il servizio civile sostitutivo), tutte misure poi adottate dopo altri eventi catastrofici.
Ci fu in seguito anche la "Radio dei poveri cristi" (1970) di Danilo durò 26 ore, fino all'incursione dei carabinieri:
"“ S.O.S…S.O.S…Qui parlano i poveri cristi della Sicilia occi­dentale, attraverso la radio della nuova resistenza. Qui si sta morendo…Sicilia­ni, Italiani, uomini di tutto il mondo, ascoltate: si sta compiendo un delitto di enorme gravità, assurdo, si lascia spe­gnere un’intera popolazione…”.

Forse la prima "radio libera" (l'etere sarà "liberalizzato" solo nel 1976).

Gennaio del 1968: un affollarsi di eventi. Troppi per trattarli in modo rispettoso della loro importanza. In pieno inverno, il 5 gennaio, comincia quasi in sordina la “Primavera di Praga”, che rivendica una autonomia nazionale della Cecoslovacchia e un ordinamento statale più democratico. Dubcek è il nuovo Segretario del Partito. Un anno dopo, il 19 gennaio 1969, a "Primavera" ormai conclusa, muore a Praga Jan Palach, che si era dato fuoco nei giorni precedenti per protesta contro l’invasione dei carri armati sovietici.
Nel periodo 30 gennaio-28 marzo – sembrò che la guerra del Vietnam fosse alla fine: con l'offensiva del Têt, guerriglieri e truppe del Vietnam del Nord arrivano fino alla capitale del Vietnam del Sud. La contro-offensiva riporta gli equilibri indietro: la fine della guerra arriverà solo il 30 aprile 1975.
Intanto a Muggia si chiude dolorosamente un altro capitolo della de-industrializzazione del territorio: il 25 gennaio 1968 dall'amministrazione del Cantiere Navale Felszegi arrivano le lettere di licenziamento, cui fa seguito una immediata occupazione. Non c'è nulla da fare: si chiude un'attività vitale dal 1941.

"Fatti di Lignano", gennaio 1969Gennaio 1969. Contestazione del ballo delle Patronesse a Lignano. Qualcuno cerca di contestare la contraddizione tra un ballo di lusso e un patronato per i poveri.

L’azione è confusa e porta all’arresto di alcuni studenti alla rinfusa. Ricorda Carlo Bressan, nel suo libro ⇒ "Ulderico e il Figlio irrequieto": "Una sera, al termine di un dibattito, Andrea Dean, un funzionario del Psiup (Partito socialista di unità proletaria, nato da una scissione dal PSI, con finanziamenti sovietici!), distribuì un volantino per annunciare a breve una manifestazione di protesta contro il ballo di beneficenza delle patronesse organizzato dai giudici e dagli avvocati della regione presso il Circolo dei Forestieri a Lignano. Tra gli organizzatori della protesta c’era anche una associazione cattolica. Decido di andarci ma, fortunatamente, non riesco a coinvolgere altri amici di Aiello. | Finalmente alle dieci passate giungo davanti al Circolo. Tanti carabinieri | e un centinaio di manifestanti [tra cui]il segretario regionale dei giovani DC, corrente Forze nuove. Frequentava il circolo e aveva deciso di venire a Lignano per manifestare contro la beneficenza e la carità pelosa. Nella Democrazia Cristiana c’erano molti che ritenevano giusto affrontare, andando alla radice dei problemi, le ingiustizie sociali. | Non vedo però Dean, il funzionario che era stato l’animatore della manifestazione. | prendiamo la decisione di contestare con un semplice atto di presenza | Giunge improvvisamente una vettura sportiva che pianta i freni a pochi passi da un gruppo di manifestanti. | Un uovo colpisce il cornicione dell’edificio ed il rosso cola lentamente, supera lo spigolo e cade sulla giacca di un giudice uscito a curiosare. Parte la carica e chi viene imbragato? I rivoluzionari di professione? No di certo, quelli devono mettersi in salvo per continuare la lotta. | Prelevano per primo il sottoscritto." Gli arresti fanno sensazione all'Università di Trieste: Bressan, studente di Geologia, era attivo nel movimento e animatore delle lotte contro il ⇒ bullismo goliardico. Fulvio Bozzetta compone una "Ballata" sul fatto (il testo l'avevo con me fino a dieci anni fa, perso in un trasloco). Il 31 gennaio c'è un'Assemblea Generale in cui si esprime solidarietà.
Era difficile per noi, nel 1968, Quindici, gennaio 1968in un'epoca non "social" essere informati in modo "alternativo" alla stampa ufficiale. Le riviste costituiscono una fonte preziosa di informazione, o "controinformazione" come si diceva. Tra esse il "Quindici" ebbe un suo ruolo. Un esempio per tutti è il ⇒ numero del 15 gennaio 1968 (anche ⇒ qui in pdf), che pubblica i documenti dell'occupazione di "Palazzo Campana" a Torino dei mesi precedenti, ivi compreso il famoso manifesto con l'autoritarismo rappresentato come un teschio in parrucca. Il manifesto fu fatto disegnare da una studentessa minorenne, sembra, che non sarebbe incorsa in guai giudiziari. Allegato al "Quindici", questo manifesto fu appeso nelle stanze di molti studenti. Appendere manifesti rendeva vivaci le camere e allo stesso tempo ci rinsaldava nella sensazione di appartenenza.
Ciò mentre al Parlamento si discute la legge di riforma universitaria Gui “2314”, che cadrà anche in seguito alle proteste studentesche

 

Un più lontano gennaio di movimento è quello del 1966. Il 24 gennaio 1966 viene occupata "Sociologia" a Trento (per il riconoscimento della Laurea, che avverrà solo più tardi). Forse la prima occupazione di movimento. Poi a Trento ci saranno altre due importanti occupazioni, nel 1967 e nel 1968, occupazioni in cui - a sinistra - si opposero due concezioni, quella dell'⇒ Università Negativa di Curcio (inizialmente ⇒ candidato dei "parlamentini" studenteschi) e quella dell'Università critica di Boato. La prima occupazione non sortì grandi risultati. Ne parlavo con uno degli occupatori di allora, che ricorda come, assieme a Rostagno cercassero di chiudere l'occupazione in maniera positiva e onorevole. Si decise di chiudere ma di fare autocritica ("impostazione oggettivamente reazionaria") e dare la colpa dei risultati troppo esigui al "corporativismo" degli obiettivi (⇒ documento). Bisognava andare molto, molto oltre. "La lotta conclusasi con una vittoria sull’obiettivo corporativo della laurea è rilevante perché svuota di qualsiasi legittimità il precedente ‘parlamentino’ studentesco (l’Orut, ormai in crisi come tutte le associazioni studentesche tradizionali), dà agli studenti la coscienza della propria forza, valorizza una forma di lotta quasi nuova, l’occupazione, fino ad allora praticata solo alcune volte e su obiettivi molto più limitati. […] Tuttavia una volta conquistata la laurea in sociologia, non sono affatto risolti tutti i problemi riguardanti la struttura di potere dentro l’istituto, l’impostazione scientifico-culturale, l’organizzazione accademica e la finalizzazione professionale della facoltà”.
Più tardi, nel 1967, sotto l'influenza di Curcio, si sarà molto più duri. Gli studenti che non si adeguano sono trattati come merce avariata.: "Gli studenti sono nell'università l'esemplificazione dell'impotenza. Come ai cani pavloviani, pian piano, viene loro insegnato a salivare, il premio sarà la professione (chi non impara subisce il medesimo destino della merce avariata: non viene posto sul mercato!)"
Il 31 gennaio 1968 venne dichiarata una terza lunghissima occupazione a Trento. Durò fino al 7 aprile. Nel corso di queste occupazioni molto di parlò di ⇒ "Controcorsi": gli studenti non intervenivano solo sull'organizzazione dell'Istituzione, ma direttamente su quanto si insegnava e come lo si faceva. Questo tipo di intervento ci fu anche da noi, a partire dall'occupazione di "Lettere" di Trieste nel febbraio dello stesso anno: ricorda il Primorski Dnevnik del ⇒ 2 marzo 1968: "nello stesso tempo, all'interno dell'occupazione vengono istituiti dei “controcorsi” nei quali si dibatte su problemi di ordine generale che investono la politica italiana. Ad alcune sessioni di lavoro partecipano anche docenti della Facoltà di Lettere e Filosofia, fra i quali i professori Miccoli e Petronio e gli assistenti Bandelli, Guagnini, Sala e Zorzetti. Intervengono alle stesse anche alcuni medici dell'Ospedale Psichiatrico di Gorizia dove il primario Basaglia ha iniziato in concreto la sua sperimentazione dando voce ai pazienti ed aprendo le porte dello stesso".

Ovviamente da molte parti vennero messe in discussione le "novità", a volte gli eccessi della "contestazione". Ricordo ancora un gennaio, quello del 1970, al "Politeama Rossetti" di Trieste: va in scena "Il maggio francese - documentario teatrale a cura di Furio Bordon". Curiosa messa in scena di un evento politico. Uscii dal teatro deluso ed arrabbiato.

Mi fermo qui, con gli anni che vanno dal 1966 al 1969, anni in cui le idee nuove iniziavano a germinare.
Germinavano idee libertarie ed anche idee che generarono poi il periodo degli anni di piombo

E' difficile innovare, può portare ad errori ed eccessi. Ma si può restare pietrificati nel presente? L'amico Pino Mario De Stefano mi ha recentemente ricordato una frase di Edgar Morin su cui discutere: "Non possiamo vivere senza essere parzialmente chiusi, stupidi, ciechi, pietrificati. Ma è alla chiusura, alla cecità, alla pietrificazione che la mente deve, intellettualmente ed eticamente, resistere". 


 viewer.html (0 kB) Trento 1966 sblocco occupazione

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