Il Movimento Studentesco dell'Università di Trieste ha vissuto splendide giornate nel mese di febbraio. Due su tutte: l'occupazione di Lettere e Filosofia del 26 febbraio 1968 (⇒ qui un ricordo personale di Claudio Venza) e la meravigliosa Assemblea Generale del 25 febbraio 1970. Molti articoli su questo sito (iniziando da ⇒ questo) ne hanno parlato. C'è stato però un '68 prima del '68. Ne parliamo iniziando da tre eventi che, in Italia, precedono questi momenti. Si tratta della pubblicazione de “L’obbedienza non è più una virtù” di don Milani nel 1965 , del caso del giornale scolastico “La zanzara” nel 1966 e delle “Tesi della Sapienza” di Pisa nel 1967.

Il 12 Febbraio 1965 i Cappellani militari in congedo escono con un comunicato in cui si afferma che «Considerano un insulto alla patria e ai suoi caduti la cosiddetta " obiezione di coscienza" (...) espressione di viltà». Don Milani risponde loro con veemenza, verrà denunciato e assolto (si veda ⇒ “L’obbedienza non è più una virtù”). Bisogna "avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto".
"Ribellarsi è giusto" (come si dirà poi) ha il senso di una presa di coscienza e assunzione di una responsabilità personale. Gli "ordini superiori" non giustificano le azioni. Il nemico non è sempre quello di fronte: "reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri". L'Italia è stato un Paese oppressore di altri Paesi "(Albania, Francia. Grecia, Egitto, Jugoslavia, Russia)". Chi non obiettò rese "odiosa la nostra Patria a tutto il mondo civile" e la lotta partigiana fu essa vera difesa della Patria. Su questo - prosegue - i cappellani militari, che pur avevano visto tutto che fecero? "O avete mentito o avete taciuto"(*).
Molti di questi temi divennero patrimonio del '68: il pacifismo pronto a lottare per la giustizia sociale; l'antimilitarismo; l'antiautoritarismo e il rifiuto di obbedire acriticamente; l'azione diretta e la responsabilità individuale.
Un esempio ne è la sesta Marcia antimilitarista svoltasi da 26 luglio al 4 agosto 1972 sul percorso Trieste-Aviano, conclusasi davanti al carcere militare di Peschiera del Garda dove erano detenuti vari obiettori di coscienza. Marcia antimilitarista Trieste - Aviano. 26 luglio -l 4 agosto 1972

"L'antimilitarismo" - dissero gli organizzatori - "deve crescere nei luoghi sacri del militarismo, quindi a Redipuglia, ad Aviano, dove c'è la più grossa base NATO di tutta Europa, nelle terre delle servitù militari". Vi parteciparono tra gli altri Marco Pannella e Loris Fortuna.

Tra i partecipanti anche l'anarchico ⇒ Claudio Venza che ricorda: "Nel 1972 propongo al neonato Gruppo Anarchico di Trieste [G.A.T.] di partecipare alla Marcia Antimilitarista da Trieste ad Aviano promossa dai radicali con l’adesione di gruppi nonviolenti e di pacifisti. Quasi tutti rispondono che è sbagliato associarsi a presunti antimilitaristi borghesi come i radicali. (...) Decido quindi di dare la mia adesione individuale" alla decisa opposizione dei suoi compagni fa una difficile scelta, "Con sofferenza, esco dal G.A.T. che avevo contribuito a fondare qualche mese prima".
Processo Montanari, Malisani, Pacifico 1972Nei diversi gradi di militarismo si pose il problema di come intervenire nelle caserme.  Allora esisteva la "leva obbligatoria" e migliaia e migliaia di giovani vivevano per un anno nelle caserme, come "soldati semplici", in un esercito a volte considerato come centrale nell'impedire quei cambiamenti sociali che i "poteri forti" consideravano inaccettabili. Bisognava, per il Movimento (**), rafforzare la coscienza dei giovani, che non dovevano considerarsi "soldati", ma "cittadini e lavoratori in divisa", desiderosi di democrazia e progresso sociale. Nacquero i "Proletari in divisa" e i "Soldati democratici". Ricordavamo con Ferdinando Ceschia il processo udinese contro Ferruccio Montanari, Gianna Malisani e Claudio Pacifico per "istigazione di militari a disobbedire alle leggi" (art. 266 del codice penale).
Se le iniziative antimilitariste e le azioni nelle caserme potevano essere essenziali in tempo di pace resta il problema: cosa può fare un soldato in tempo di guerra? Ricordando il comportamento di suo padre, Paolo Pascolo cerca di dare una risposta alla domanda "E' possibile essere 'umani' in guerra?". La risposta non è facile, ma per discuterne ora, Paolo ha creato una associazione: ⇒ "Umanità dentro la guerra". 
La risposta di don Milani ai cappellani militari resta una pietra miliare sia sul rapporto tra Chiesa ed eserciti, sia sulla responsabilità individuale che ciascuno deve assumersi in pace e in guerra.


 


Click! per leggere il giornaleIl 14 febbraio 1966 a Milano esce il numero 3 dell'anno XX del giornale scolastico ⇒ “La zanzara, del Liceo "Parini". Già il numero precedente si era segnalato per aver affrontato il problema religioso con le sue implicazioni morali e sociali, ma, come si dice nell'editoriale "su questo numero, in un dibattito sulla posizione della donna nella nostra società, cerchiamo di esaminare i problemi del matrimonio, del lavoro femminile e del sesso, e il modo in cui sono risolti dall'individuo e dalla società". Sarà al centro di un caso giudiziario (⇒ qui un'ampia cronaca). Si parla di sesso. Grande scandalo che dalla stampa milanese abbraccia l'intero Paese. La “rivoluzione sessuale” è arrivata anche nell’Italia bigotta a parole, regno del "si fa ma non si dice". In realtà si tratta solo un vago riflesso della rivoluzione sessuale degli anni '60, ma l'episodio mostra un cambiamento di atteggiamento verso il sesso e la scarsa considerazione dell'ipocrisia per cui non se ne dovrebbe parlare. Al contempo dimostra l'arretratezza culturale dell'Italia.
Ricorda Alessanda Gissi su ⇒ "Il Mulino": "Il pomeriggio del 16 marzo 1966 due studenti e una studentessa del liceo classico Parini di Milano vengono invitati a presentarsi nello studio del sostituto procuratore della Repubblica Pasquale Carcasio. È il momento in cui quella che sembrava poco più di una grana da liceali diventa il «caso della zanzara». A scatenare tanto allarme sono una domanda – «Che cosa pensano le ragazze d’oggi?» – e le relative, ingombranti risposte, stampate nel numero di febbraio de «la zanzara», giornale studentesco del borghesissimo liceo milanese. Quelle poche pagine finiscono per rotolare come pietre e, tra la fine dell’inverno e la primavera del 1966, varcano ampiamente i confini cittadini e anche quelli nazionali".
L'espresso 22 marzo 1966Qual è la posizione delle studentesse nei confronti "della cultura, della morale, della religione, del matrimonio e del lavoro"? Ohimè, le risposte non sono affatto da educande (ovviamente per i tempi di allora!). Le ragazze parlano di introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole, «Non vogliamo più un controllo dello Stato e della società sui problemi del singolo e vogliamo che ognuno sia libero di fare ciò che vuole, a patto che ciò non leda la libertà altrui». Per cui «assoluta libertà sessuale e modifica totale della mentalità» Sui rapporti prematrimoniali. «Pongo dei limiti solo perché non voglio correre il rischio di avere conseguenze. Ma se potessi usare liberamente gli anticoncezionali non avrei problemi di limiti». . Sostengono che «la purezza spirituale non coincide con l’integrità fisica». La maggior parte si dichiara favorevole all’uso di metodi anticoncezionali durante il matrimonio (la pillola anticoncezionale era ancora proibita in Italia, sarà permessa l'anno successivo solo per problemi medici). Si pronunciano in merito alla recente proposta di legge sul divorzio definita «cauta e limitata», criticano l’ipocrisia.  
Manifestazione davanti al Liceo Parini - 1966Il 16 marzo i ragazzi considerati "responsabili" vengono convocati al Palazzo di Giustizia. Il sostituto Carcasio decide di sottoporli a una visita medica ben strana: “Varicella, morbillo, orecchioni?”, “Dato che scrivi queste cose, certo sei abituato a frequentare prostitute”, “I tuoi genitori hanno mai avuto malattie veneree?”,“Vivono insieme?” “Certo che vivono insieme” “Mah! Sei ben denutrito. Evidentemente i tuoi genitori se ne fregano di te”. La ragazza telefona al padre, che le dice di non sottoporsi assolutamente a un tale interrogatorio.
Articoli di giornale, dichiarazione di avvocati e magistrati, interrogazioni parlamentari, nobili richiami alla Costituzione, intellettuali che firmano petizioni, correnti della Magistratura litigano, migliaia di studenti in agitazione con i cartelli “L’educazione è libertà, altrimenti è allevamento di pecore”, la RAI reticente, finché non compare un servizio del coraggioso rotocalco televisivo TV7 ... l'inchiesta procede e il processo è fissato per il 30 marzo. All'apertura giornalisti da Parigi, da Londra, da Vienna. "Gli imputati si alzino". Si va avanti per tre giorni. Alla fine il dottor d’Espinosa legge rapidamente la sentenza: “In nome del popolo italiano, il Tribunale di Milano, visto l’articolo 479 del codice di procedura penale, assolve (...)". Assolti! Con un piccolo fervorino finale "(...) "Voi non montatevi la testa, tornate al vostro liceo e cercate di dimenticare questa esperienza senza atteggiarvi a persone più importanti di quello che siete.” Ci mancava anche questa!
L'impatto sulla Società fu invece grande. Oltre che il tema della libertà personale anche in tema sessuale, e degli strumenti per permetterla, si parla anche della situazione della Donna in Italia, del ruolo educativo della Scuola, della libertà di opinione, di Stato, di Chiesa, di matrimonio e divorzio (che verrà attuato in Italia nel 1970 e riconfermato dal referendum del 1974).


Dal 7 all'11 febbraio 1967 a Pisa, nel corso dell’occupazione (***), si formulano le ⇒ tesi della Sapienza (dal nome del palazzo occupato, da non confondere con l'omonima Università romana). Lo scopo è quello di dare una risposta forte, nazionale, alla convocazione della conferenza dei rettori, in programma proprio a Pisa l’11 febbraio. Era in atto l'ennesima proposta di riforma universitaria, la "2314" (che qualcuno chiama due - pi greco) dovuta al ministro Gui.
Si descrive il ruolo sociale dello studente come “forza-lavoro in fase di qualificazione” e quindi la corrispondenza tra interessi degli studenti e interessi degli operai. Questa corrispondenza si concretizzerà subito con il sostegno alle lotte delle fabbriche locali in crisi, in particolare la Marzotto e la Saint Gobain.
Non c'erano solo studenti dell’ateneo pisano. Venivano anche da Cagliari, Firenze, Bologna, Roma, Torino, Camerino.  Una mossa azzardata, ma che ha fatto la storia, perché ha dato vita a un manifesto rivoluzionario, il “Progetto di tesi del sindacato studentesco elaborate collettivamente dagli occupanti La Sapienza di Pisa”. Non ci tragga in inganno il termine "Sindacato", anche se un certo peso l'ebbe la neo-costituita CGIL-Scuola, che si era staccata dal sindacalismo autonomo e si vedeva fortemente inserita nelle lotte sociali.
Le tesi ebbero una larga diffusione, anche perché riproposte - pur con un "distinguo" - dalla rivista "Il Mulino" nel numero 5-6 del 1967, accanto a scritti di intellettuali della statura di Altiero Spinelli. Senza Internet a disposizione solo le riviste e i ciclostilati portati a mano da una città all'altra potevano fornire una adeguata controinformazione.
Qualcosa è cambiato e ai nomi degli studenti (Sofri, Cazzaniga, Carpi, Campioni, Di Donato, Melazzini, Moreno, Marianelli, Piperno) si affiancano anche quelli di un’altra età e formazione come Luciano Della Mea e Romano Luperini.
Proponiamo due documenti video: a fianco un intervento dell'amico e compagno Giampaolo Borghello e più sopra la "proposta di documentario" su quei giorni.
Ma lasciamo parlare le ⇒ Tesi.
Cos'è questo "Sindacato"? "Il sindacato studentesco è costituito dagli studenti che partecipano all’assemblea delle unità di base (...) permette e garantisce la contrattazione di tutti gli aspetti della vita studentesca". Ritorna il tema della responsabilità individuale in quanto "è basato sulla partecipazione effettiva e cosciente degli studenti alle assemblee", pertanto "rifiuta il principio della delega dei poteri dell’assemblea a qualsiasi organismo più ristretto: in questo senso l’assemblea è tendenzialmente, e nei momenti di lotta effettivamente, permanente". Tuttavia, conoscendo i rischi di un assemblearismo parolaio si riconosce una funzione alle avanguardie, per cui nelle assemblee il "rapporto dialettico con le avanguardie traduce in elementi di organizzazione le proposte che da esse scaturiscono".
Il Movimento Studentesco a Trieste si è posto gli stessi problemi, che in un certo periodo ha cercato di risolvere attraverso la creazione di Comitati di lotta e Commissioni interfacoltà.
Centrale è il tema del Diritto allo studio che appare "come un caso particolare del diritto al lavoro; esso si configura quindi come diritto ad una formazione culturale autonoma". "Parlare di diritto allo studio significa perciò parlare nel contempo dell’eliminazione di quei fattori economici e sociali che oggi ne impediscono l’attuazione". Non basta il presalario generalizzato a risolvere il problema, viene coinvolta la riforma di tutti i livelli scolasti che precedono quello universitario. "Il full-time vale anche per il discente" per cui deve avere la possibilità di sostenersi. Si tratta anche di creare infrastrutture come la "creazione di alloggi per universitari, non del tipo del collegio, ma dell’appartamento; tali alloggi non dovranno costituire zone residenziali riservate agli studenti". Lo studente e l'Università non vanno, come nei "College" statunitensi, separati dal contesto urbano gli edifici universitari "devono inserirsi in zone urbanizzate".
Il Movimento Studentesco a Trieste non si è discostato da questa impostazione, opponendosi alla creazione di un Polo universitario a Sistiana, avulso dal tessuto urbano.
Prosegue il documento: "Le occupazioni di sedi universitarie vanno istituzionalizzate", "a) l’università appartiene alla base universitaria, e questo possesso va affermato contro le strutture esistenti che lo negano; b) la base e la sua rappresentanza devono studiare e discutere sempre la situazione e la linea di condotta, e la sede di questo lavoro è l’università; c) entro l’università, occorre esperimentare quei tipi di insegnamento e di ricerca fondati sul lavoro di gruppo, che le strutture esistenti impediscono e che la base ritiene indispensabili".
Ritroviamo alcuni temi cari alle ⇒ lotte del 1970 a Trieste, con la richiesta di una "Assemblea allargata" a tutte le componenti universitarie come strumento di indirizzo dell'Università. Il lavoro seminariale e di gruppo ha anche la funzione critica perché non si pone solo il problema dei rapporti di forza o di una "conquista del potere", bensì della trasformazione delle regole di funzionamento del lavoro e dello studio, seguendo l'insegnamento dei ⇒ Quaderni rossi.
Ma al Movimento spetta un compito gravoso di elaborazione, perché "È attività essenziale del movimento la demolizione sistematica delle tesi della controparte, e la dimostrazione pratica e teorica di una razionalità superiore". "La controparte è la classe dominante. L’esistenza di determinate strutture dell’Università, e il mutamento progressivo di tali strutture attraverso nuove leggi e trasformazioni dall’alto, si riportano sempre in ultima istanza a scelte del capitale, nel campo degli investimenti e dell’apertura di sbocchi. I provvedimenti governativi in campo scolastico vanno studiati in relazione a queste scelte".

Ecco perché queste tesi possono definirsi rivoluzionarie. Ecco perché il loro impatto, assieme alle elaborazioni - ad esempio - di Trento e Torino, fu fondamentale per lo sviluppo del '68, in quanto, come abbiamo visto, il '68 è nato prima del '68.

  


(*) Tacere, mentire. Solo nel 1973 fu pubblicato il diario di don Pietro Brignoli ⇒ Santa messa per i miei fucilati (Le spietate rappresaglie italiane contro i partigiani in Croazia dal diario di un cappellano), un prete che vide e cercò di arginare senza successo le crudeltà della guerra (il diario esiste anche sotto forma di ⇒ audiolibro: un estratto è qui di lato)

(**) Il 1968 è tutto un movimento... operaio, studentesco, femminista, dei cattolici del dissenso, pacifista e antimilitarista, generazionale, di liberazione sessuale, per i diritti civili, per la casa e comitati di quartiere, ecologista, dei soldati democratici (e proletari in divisa), nelle carceri, della polizia per il sindacato, culturale (cinema, letteratura, canzone di protesta, grafica politica, fotografia etc.), di controinformazione, per la psichiatria e la medicina democratica, sulla non-neutralità delle scienze, di magistratura democrati-ca, degli urbanisti, cooperativo, delle comuni... Le persone, nei movimenti, si intersecavano, si scambiavano i ruoli, si conoscevano, facevano assieme un po’ di strada 

(***) Pisa non era nuova alle occupazioni: nel 1964 c’era stata un’azione analoga, e l'anno prima, nel 1963 Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano, disse a Pisa, nel corso di una conferenza sulla "Svolta di Salerno" "Il generale MacFarlane si meravigliò con me che il Pci non volesse fare la rivoluzione, e me ne diede atto"; una voce nasale lo interrompe dalle ultime file: «Ci voleva l’ingenuità di un generale americano per pensare che un partito che si proclamava comunista volesse il comunismo» era Adriano Sofri, allora ventunenne. Rispose Togliatti «Devi ancora crescere. Provaci tu, a fare la rivoluzione». «Ci proverò, ci proverò» risponde Sofri. 

 

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